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Intervista a Ivo Murgia

Ivo Murgia, photo credit: Sara Deidda
Ivo Murgia, autore in lingua sarda e italiana, conduttore televisivo e radiofonico con un'intensa attività di operatore culturale, con Igor Lampis gestisce da tre anni la casa editrice ed etichetta discografica indipendente “Il Cenacolo di Ares”. Con lui abbiamo intrattenuto una piacevole chiacchierata sullo stato dell’arte in Sardegna.

Ciao Ivo, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda: tu sei una persona da sempre impegnata nel mondo della cultura, profondo conoscitore delle novità letterarie e artistiche che si muovono in Sardegna sempre con grande vivacità. A cosa pensi possa essere dovuta l’esplosione artistica nell’Isola? 

Ciao, grazie a voi, anche per le belle parole. È un argomento del quale parlo spesso con il mio amico Arrogalla, che oltre ad essere un carissimo amico è anche un artista che apprezzo molto. Non è facile inquadrare il fenomeno nella sua complessità storica e sociologica. C’è chi dice che i Sardi abbiano sempre investito molto nella musica, anche se poi bisognerebbe capire “molto” rispetto a chi e cosa… Comunque la teoria è supportata dalla mole incredibile di repertori tradizionali sardi che a tutt’oggi esistono e sono vivi e vegeti, coinvolgono migliaia di persone, spesso giovani e giovanissimi. Basti ricordare la pubblicazione dell’Enciclopedia della Musica Sarda, con la supervisione scientifica di Marco Lutzu, uscita in 16 splendidi volumi, con allegato cd/dvd, che fotografa solamente la realtà attuale senza nessun excursus storico o il lavoro dell’associazione Campos che riunisce i musicisti tradizionali sardi e organizza la Woodstock della musica sarda, Sa Corte de is Artis, con centinaia di partecipanti. Questo solo per parlare della musica tradizionale, ma anche il panorama della musica moderna è ricchissimo, in sardo e in italiano, così come quello della letteratura, anche qui in sardo e in italiano. Le proposte di qualità non mancano, le cose che piacciono a me sono quelle che si muovono sull’asse Sardegna-Mondo, e non le passerelle dei fenomeni alla moda imposti dai mass media. Chi ha coscienza del posto dove vive e per questo si apre naturalmente allo scambio col mondo, le scopiazzature delle cose altrui non mi hanno mai interessato né affascinano nessuno, anche se capisco che siano inevitabili. Per tornare alla tua domanda, sì anche io registro un grande fermento ma è difficile secondo me dare una risposta univoca, godiamocelo per tutte le cose belle che ci può dare e ce ne sono.

Nel tuo percorso di autore quanto ha inciso il legame con la cultura sarda e perché pensi sia importante l’uso del sardo nel 2019? 

Ha inciso eccome. Ho iniziato a riprendermi la lingua e la cultura sarda nel 2000 facendo il primo corso con Gabriella Ledda, quindi diciamo che vado per i 20 anni e ancora oggi è per me una grande passione oltre che un lavoro a tempo pieno tra radio, televisione, corsi, libri, festival, rassegne etc. Come ti accennavo prima, io sono molto sicuro della mia sardità e questo mi ha portato a cercare sempre il confronto con altre realtà, a cercare la verità di altri luoghi e altra gente. Ho fatto una decina di viaggi intercontinentali in 4 continenti e mi sono sempre sentito a mio agio come Sardo nel mondo. Il rapporto con la mia terra, passa naturalmente anche dalla lingua, una lingua molto bella e ricca che è la chiave privilegiata di lettura della realtà che ci circonda, senza la lingua sarda non possiamo capire a fondo la Sardegna e i Sardi. Per me il sardo è la lingua della normalità dei Sardi, una lingua che vive nel mondo di oggi e che ci permette di fare tutte le cose che servono nella modernità, come tutte le altre lingue d’altronde, quando le si conosce e le si può utilizzare con normalità appunto. Non c’è bisogno di essere speciali in questo, tutte le lingue del mondo fanno così, fanno traduzioni, hanno libri, tv, radio, scuole e visibilità quotidiana e anche investimenti da parte delle istituzioni che le vogliono valorizzare e ufficializzare.
Io parlo, a diversi livelli, 6 lingue e ho sempre riscontrato che le lingue si aiutano a vicenda, più ne conosci e più è facile impararne altre e non il contrario. La lingua sarda deve aspirare ad avere accesso a tutte le occasioni sociali in Sardegna, da quelle informali e amicali a quelle più alte, colte e istituzionali. Dev’essere anche legata a un’immagine di freschezza e dinamicità che abbia un giusto appeal anche per i più giovani, magari associata a personaggi vincenti che parlano spontaneamente in sardo in tutti i contesti, levandola dallo stereotipo del vecchio e inutile.
La conoscenza delle lingue è ricchezza e tra tutte le lingue del mondo non si capisce perché si debba rinunciare proprio alla nostra! Per fortuna, anche qui mi pare di registrare un grande ritorno, soprattutto nei giovani, e anche se vedo le difficoltà voglio essere positivo e pensare che possiamo raggiungere nuovamente il livello di normalità che ti dicevo prima.

Parlaci del progetto editoriale che tu e Igor Lampis avete preso in gestione 3 anni fa. Come è nato e perché? Quali sono gli argomenti a cui maggiormente avete deciso di dare spazio nell’ambito delle vostre collane? 

In effetti il Cenacolo di Ares non nasce con noi ma con Gaetano Filice, anche lui autore, che ha fondato la casa editrice. Preso però da altri impegni lavorativi ha dovuto chiedere a Igor, che già pubblicava col Cenacolo, di prendere la direzione prima di una collana e poi di tutta la casa editrice. A quel punto Igor ha deciso di coinvolgermi, prima come autore per inaugurare la collana “Gli Indipendenti” e poi come membro della direzione editoriale. Per certi versi la nostra gestione è in continuità con la precedente, abbiamo infatti ereditato il manifesto del Cenacolo che potete leggere nel nostro sito, ma abbiamo anche cercato di dare un’identità nostra alla nuova gestione. La collana Gli Indipendenti è una collana per la quale noi stessi scegliamo gli autori, che devono avere contenuti non convenzionali e anticonformisti, con particolare attenzione all’(auto)ironia, e in questa collana inoltre non accettiamo proposte in entrata, che invece valutiamo per la collana “Gli Equilibri” che ha contenuti più convenzionali. Abbiamo poi una collana di biografie e dopo due anni abbiamo lanciato anche quella dedicata alla poesia e agli aforismi, dove, strano a dirsi di questi tempi, abbiamo i titoli più venduti con Gisella Vacca e Giacomo Casti e anche Giuseppe Boy va sempre molto bene. Nel frattempo siamo diventati anche un’etichetta discografica che ha rilanciato lo storico Cantacronache con il progetto del Nuovo Cantacronache, già uscito in 5 CD con la direzione artistica di Beppe Chierici, amico personale e traduttore di Brassens, nonché di Margot Galante Garrone, voce del primo Cantacronache, che purtroppo ci ha lasciato recentemente prima di poter incidere il suo disco.
Noi non facciamo più di 5 pubblicazioni all’anno, la nostra idea è quella di creare una rete di artisti, che abbia cuore, testa e gambe in Sardegna ma che si possa aprire con naturalezza a tutte le proposte in linea con il nostro manifesto da qualunque parte esse provengano.
Nel nostro sito comunque, potete trovare tutte le nostre produzioni: www.cenacolodiares.com

Cosa significa per te essere una realtà indipendente nel mondo dell’editoria? 

L’esperienza con il Cenacolo di Ares mi ha dato una grandissima libertà e questa è per me una cosa molto importante. Parlo di libertà artistica e creativa, come autore prima di tutto. Non c’è mai stato bisogno di riscrivere parti, cambiare finali, farsi riassemblare il lavoro dagli editor per aderire a modelli di maggiore, o presunta tale, vendibilità etc. Solo consigli, suggerimenti, chiacchierate, a volte ascoltate a volte no, ma sempre con la libertà della decisione finale. Questo come autore è una cosa impagabile, io non vorrei mai vedere il mio nome su una cosa che non mi rappresenta solo per vendere di più. Certo so benissimo che per andare in classifica bisogna scrivere e fare certe cose e che se non le fai in classifica non ci vai e i premi non li vinci, ma essendo cosciente di questo scelgo comunque di continuare a scrivere quello che mi piace e mi rappresenta e pazienza per le classifiche di vendita.
Come editore il discorso non cambia molto. Io e Igor abbiamo l’ultima parola sulla proposte che ci arrivano, dopo che altri collaboratori ci hanno aiutato nella valutazione, scegliamo in libertà solo le proposte in linea con la nostra gestione, perché possano portare in giro il nome del Cenacolo rappresentandone appieno lo spirito, anticonformista e ironico. Inevitabilmente bocciamo molte cose che ci arrivano ma per fortuna editori ce ne sono tanti...

Assieme a tanti altri artisti hai cantato “Entula”, un classico dei Kenze Neke, in solidarietà alle proteste dei pastori sardi di questi giorni. Quanto è importante che artisti e intellettuali sappiano interpretare i conflitti sociali esponendosi come avete fatto voi? 

Il genere di artista che piace a me è quello capace di affrontare temi sociali insieme a quelli personali. Un artista di sostanza e di una bellezza impegnata non solo formale. Capisco la ricerca artistica fine a se stessa ma il mio gusto va in un’altra direzione. I Kenze Neke fanno precisamente parte di questo genere di artisti, sono stati un gruppo fondamentale nella storia recente della musica sarda, i cui temi sento molto vicini. Quando alcuni amici e componenti dello storico gruppo mi hanno chiesto di partecipare a questa iniziativa ho aderito subito con molto entusiasmo. Riguardo alla lotta dei pastori, ritengo sia una lotta giusta che merita la nostra solidarietà e spero che la soluzione non si limiti alla sola gestione dell’emergenza, con una toppa, in termini di pecunia, per andare avanti per un po’ e per poi ritrovarci tra qualche mese con una nuova crisi del latte. La nostra solidarietà la possiamo far sentire anche a tavola, facendo la spesa, scegliendo i prodotti del territorio, magari smettendola di mangiare malloreddus e culurgionis con parmigiano reggiano e grana padano...

Svelaci un prossimo progetto come autore e uno come editore. 

Come autore ho in programma per questa primavera un viaggio in Oriente che sarà l’ambientazione del mio prossimo romanzo. Come editori abbiamo due uscite programmate molto succulente. Un romanzo di un noto cantante sardo anche ottimo scrittore e una giovane poetessa continentale che si cimenta anche col sardo. Seguiteci nei nostri canali e ne saprete di più.

Intervista di Giovanni Fara

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