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Ponti non muri: Interconnessione e Solidarietà - L'intervista a Lavinia Rosa


Benvenuti a questa intervista con Lavina Rosa, rappresentante dell’Associazione Ponti non muri. Fondata nel 2006 con l’obiettivo di creare connessioni significative tra la Sardegna e la Palestina, si è distinta per il suo impegno nel promuovere l’interconnessione culturale attraverso linguaggi universali come la musica, la letteratura, lo sport. Attraverso una serie di iniziative, l’Associazione ha costruito “ponti” anche con destinazioni diverse dalla Palestina, come Argentina, India, Siria e Tailandia.

1) Come è nata l’idea di creare l’Associazione Ponti non muri e quali erano gli obiettivi iniziali dell’organizzazione?

Nel marzo 2000 (qualche mese prima dello scoppio della seconda a Intifada) durante il nostro primo viaggio in Palestina, a Betlemme per questioni di lavoro, abbiamo visto con i nostri occhi la situazione di segregazione e di ingiustizia. Nella stessa occasione, durante la visita ad un orfanotrofio di Betlemme, abbiamo incontrato una suora sarda, Suor Maria Mastinu che oltre a raccontarci le storie di questi bimbi ci ha chiesto aiuto per la loro sopravvivenza. Rientrati in Sardegna abbiamo cercato il modo di mantenere la promessa fatta. Inizialmente ho chiesto ai miei amici del Laboratorio Musicale HumaniorA (di cui sono la voce solista) di organizzare concerti a tema per la raccolta fondi oltre che comporre testi di canzoni che raccontassero la Palestina. Nel 2006 abbiamo pensato che la questione dovesse essere affrontata in maniera più mirata, lasciando che HumanioA continuasse il suo naturale percorso culturale anche se di continuo affiancamento della neonata Associazione Ponti non muri.

2) Quali sono stati alcuni dei progetti più significativi che siete riusciti a realizzare?

Sicuramente il progetto Lo Sport: un ponte con la Palestina iniziato nel 2013 con l’organizzazione di uno stage per ragazze ragazzi di una squadra di atletica che per 15 giorni qui a Sassari hanno potuto vivere lo sport come tutti i ragazzi del mondo, correndo su una pista vera con scarpette chiodate. Progetto ambizioso e difficile per la burocrazia e il reperimento delle risorse ma che siamo riusciti a ripetere per alcuni anni. Non possiamo dimenticare il Progetto delle adozioni a distanza dei bambini della Crèche di Betlemme iniziato nel 2010 e portato avanti fino al 2020. E poi la pubblicazione del libro della calciatrice palestinese Natali Shaheen Un calcio ai pregiudizi. Dalla Palestina alla Sardegna dribblando ogni ostacolo. Per citarne solo alcuni al di fuori dall’ambito palestinese: il Progetto Shiksha: un ponte per l’India per l’istituzione di una scuola “non formale” e Un ponte per la Siria – pacchi alimentari.

3) Quali sono stati i principali ostacoli nel lavorare con comunità così diverse in tutto il mondo e in particolare con la realtà palestinese?

Gli ostacoli non si creano con le persone con cui si collabora ma con la burocrazia. Nel caso della Palestina per esempio l’impossibilità di far arrivare pacchi con le attrezzature, la difficoltà per il reperimento dei visti per i ragazzi dello stage. Con le persone possono esserci abitudini e aspetti culturali diversi ma nel rispetto reciproco tutto si supera.

4) In che modo la musica, la letteratura e lo sport sono stati utilizzati come strumenti per promuovere l’interconnessione culturale fra diversi popoli e culture?

Noi crediamo che tutti i mezzi espressivi possano essere utilizzati come strumenti di confronto, conoscenza, unione. Lo abbiamo visto nello sport quando i nostri ragazzi si sono allenati e hanno gareggiato insieme con i ragazzi palestinesi. Lo abbiamo visto nella musica quando gli stessi ragazzi dopo un concerto degli HumaniorA in loro onore, hanno tirato fuori i vestiti tradizionali e hanno ballato la “dabka” per i presenti. E lo vediamo ad ogni proiezione di film sulla Palestina o presentazione di libro o lettura di poesie di autori palestinesi.

5) Una delle iniziative a cui vi state dedicando è la divulgazione della letteratura palestinese. Puoi parlarci del gruppo di lettura organizzato da Ponti non muri e di come si svolge la sua attività?

Il Gruppo di lettura “Leggere Palestina” iniziato circa 3 anni fa è arrivato al suo 23° incontro. Abbiamo iniziato grazie al nostro amore per la lettura e per la Palestina. E incontrarsi per parlare di autori palestinesi poteva essere anch’esso un modo per far conoscere una letteratura di nicchia di un Paese che “non esiste”. Rientrava assolutamente nella “mission” della nostra Associazione. Gli incontri si svolgono su Zoom a invito: chi vuole partecipare deve solo “bussare alla porta”, presentarsi e chiedere il permesso di entrare. Siamo orgogliosi di questo gruppo eterogeneo e variabile per quello che viene furi dal confronto e dai punti di vista. Abbiamo letto poesie, “graphic novel”, romanzi di autori contemporanei e classici. Una miniera di bellezza che vogliamo continuare a coltivare.

6) Vorrei conoscere la vostra opinione sull’attuale tragedia in Palestina, dove vediamo un aumento drammatico dei morti e dei feriti a causa dei continui bombardamenti israeliani su Gaza. Qual è la vostra valutazione su questa situazione e come pensate che la comunità internazionale debba rispondere a questa realtà che in molti definiscono come un genocidio?

La tragedia del popolo palestinese non è certo iniziata il 7 ottobre. Il 7 ottobre è solo una conseguenza di quanto successo nei 75 anni precedenti di occupazione, sfruttamento, umiliazione, apartheid da parte di Israele. La comunità internazionale ha sempre fatto finta di non vedere e anche ora, con il genocidio in atto (si, noi parliamo di genocidio), con i video delle persone che cercando di recuperare una briciola di pane vengono attaccate dall’esercito israeliano così come le ambulanze che cercano di portare via morti e feriti, hanno difficoltà a riconoscere la verità di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi. Noi crediamo che la comunità internazionale sarebbe dovuta intervenire da parecchio, costringere Israele ad una tregua e andare al tavolo delle trattative, crediamo che immediatamente debba cessare il fuoco e debbano entrare gli aiuti umanitari per le persone ancora in vita.

7) Quali sono i vostri piani futuri e quali nuove iniziative o progetti state pianificando?

In questo periodo abbiamo cercato di organizzare attività per la sensibilizzazione sull’urgenza Gaza, per informare e mantenere alta l’attenzione, dare spunti di riflessione, di conoscenza. Porteremo ancora in giro la voce di Natali Shaheen con il suo libro che può essere letto da ragazzi e adulti, che parla di donne, sport, Palestina, ostacoli, occupazione e cultura. Con il ricavato dalla vendita del libro organizzeremo nei prossimi mesi alcuni di “Open day” di calcio femminile a Sassari, in Palestina, e nei campi profughi in Giordania. Stiamo organizzando banchetti di raccolta firme per sostenere la proposta di una Legge popolare per il riconoscimento dello Stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale. Sia chiaro che non tocca a noi scegliere la migliore forma di autodeterminazione per il popolo palestinese; a noi spetta chiedere allo Stato italiano di riconoscere che la Palestina esiste. A noi spetta, da questa parte del mondo, chiedere che venga fermato immediatamente il genocidio.

(Giovanni Fara)

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