
Il 15 ottobre 1923 nasceva a Santiago de Las Vegas, nei pressi dell’Avana, Italo Calvino, figlio di Eva Mameli, botanica sassarese e Mario Calvino agronomo genovese, impegnati a Cuba in una stazione agronomica sperimentale per la produzione di canna da zucchero. Cresciuto tra i tropici e la Liguria – soprattutto a Sanremo – Calvino assorbì fin da bambino la meraviglia per la natura, per le forme e per i colori del mondo, un’attenzione sensibile che avrebbe attraversato tutta la sua opera. Quell’infanzia sospesa tra due paesaggi, tra la luce americana e l’aria ligure, contribuì a forgiare uno sguardo capace di unire precisione e immaginazione, concretezza e leggerezza. La Seconda Guerra Mondiale segnò profondamente la sua giovinezza. Partecipò alla Resistenza nel Nord Italia, un’esperienza tragica e formativa che si tradusse, nel 1947, nel suo esordio letterario Il sentiero dei nidi di ragno. In quelle pagine, la voce di un bambino restituisce la guerra con una prospettiva inedita: innocente e insieme penetrante, capace di trasformare la memoria in simbolo.
Fin dagli inizi, Calvino mostra un talento raro nel fondere realismo e visione, storia e fiaba. Negli anni successivi, lo scrittore sperimenta con la forma e con il racconto, esplorando la dimensione allegorica e fantastica della narrativa. In Il barone rampante, Il cavaliere inesistente e Le fiabe italiane (1956), la fiaba diventa per lui uno spazio di libertà: una lente attraverso cui osservare la società, l’etica e l’identità umana. Il suo è un gioco rigoroso, dove l’immaginazione si intreccia con la struttura, e ogni racconto diventa architettura di pensieri e figure.
Negli anni Sessanta e Settanta, Calvino spinge ancora oltre i confini del racconto tradizionale. Con Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore esplora la natura stessa del narrare: il dialogo tra autore e lettore, la molteplicità dei significati, il labirinto delle storie. La sua scrittura, sempre più nitida e concettuale, diventa una riflessione sul modo in cui guardiamo e comprendiamo il mondo.
Quando, nel 1985, Calvino scompare, lascia incompiuta l’opera Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio , una serie di conferenze destinate all’Università di Harvard. In esse, aveva condensato i valori che considerava essenziali per la letteratura del nuovo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Questi principi – più che una poetica, un’etica dello scrivere – continuano ancora oggi a orientare autrici e autori che cercano una parola capace di coniugare profondità e chiarezza, rigore e incanto.
Calvino ci ha insegnato a guardare il reale da prospettive impreviste, a leggere il mondo come un sistema di segni, a credere nella forza della leggerezza come resistenza al peso del tempo. La sua voce, dolce e precisa, continua a parlarci di ciò che la letteratura sa fare meglio di ogni altra cosa: trasformare la realtà in una forma di conoscenza, e la conoscenza in meraviglia.
(Salvatore Palita)






