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In memoria di un padre letterario



di Davide Barella

Oggi, 25 aprile 2021, cade il centodecimo anniversario dalla scomparsa dello scrittore veronese Emilio Salgari. Padre indiscusso della letteratura avventurosa italiana, fu un autore prolifico ed estremamente creativo e preparato. Le sue opere vennero lette da milioni di persone, oltre che imitate e spesso falsificate, e ancora sono più che mai attualissime e ricercate. Ciò nonostante, Emilio Salgari, nato a Verona nel 1862, fu relegato dallo snobismo culturale a cavallo fra il 1800 e il 1900 a letteratura “di genere”, tanto popolare quanto priva di valore artistico. E, a dispetto della sua produzione enciclopedica, alla quale dedicava tutto il suo tempo, trascurando spesso i suoi compiti di coniuge e padre di quattro figli, i suoi guadagni erano miseri, tanto da permettergli una meschina sopravvivenza, mentre nel contempo si arricchivano i suoi editori. Pochi giorni prima della sua morte, avvenuta per suicidio in modo plateale in un bosco alle porte di Torino, città nella quale risiedeva, la moglie Ida Peruzzi veniva ricoverata in un manicomio pubblico; Emilio aveva chiesto un anticipo sui suoi compensi, non ricevendo risposta, per poterle permettere cure adeguate. Affetto probabilmente da una forma di depressione mai curata, egli si tolse la vita. Beffardamente, poco dopo, l’acconto arrivò.

La sua vita, costellata di episodi sfortunati, patisce la stessa malasorte anche ora; la ricorrenza della sua morte viene sempre oscurata dalla concomitante (e importantissima, certo) Festa della Liberazione. L’intento degli studiosi, degli appassionati, delle istituzioni è quello di non dimenticarlo. Ventimiglia ha un enorme debito di riconoscenza con Salgari, creatore della saga dei Corsari delle Antille e del personaggio del Corsaro Nero, un’icona mondiale, sapiente e intrigante mix fra autobiografico e conti Lascaris, tradotta, e quindi esportata, in ogni tempo e in ogni luogo della Terra, che annovera, oltre ai cinque libri originali, otto libri apocrifi, falsi attribuiti a lui ma scritti da ghost writers, per un totale di tredici, a loro modo fortunati, volumi.

La città di Ventimiglia, trattata da numerosi illustri autori, fra i quali Quasimodo, Foscolo, Soldati, Calvino, Sbarbaro, ha quindi un padre letterario che comincia ad avere finalmente il proprio spazio. Recentemente a lui è stata intitolata la sala convegni della Biblioteca Civica Aprosiana, e presto una statua del Corsaro Nero dominerà dalla città vecchia il nuovo porto.

Salgari ha sempre valorizzato le terre che andava a trattare, e loro riconoscenti da qualche tempo hanno finalmente iniziato a tributargli la giusta onorificenza. Chi vi scrive, nato e vissuto a Ventimiglia, cresciuto sotto l’egida del Corsaro Nero, ha composto due volumi a riguardo, e co-curato la prima antologia completa mai edita sui Conti Corsari. E, sullo slancio emotivo del riscontro avuto dai succitati volumi, per la celebrazione del 110° anniversario ha curato, per Catartica Edizioni, il romanzo “sardo” di Salgari, “Le pantere di Algeri”, ambientato nel sud dell’isola, dando vita a un saggio critico, “Sas panteras de Algeri”, nel quale, oltre agli avvenimenti reali che ispirarono l’opera, all’analisi delle circostanze geostoriche e dei personaggi, al legame della regione con l’autore attraverso il pensiero di Grazia Deledda e Antonio Gramsci, sono evidenziati i legami con la Liguria, attraverso le migrazioni dei Tabarchini o i movimenti della famiglia genovese dei Lomellini.

Statue, intitolazioni di piazze, vie, scuole, biblioteche, sale, e poi le ristampe e le curatele delle opere: sono alcuni fra i più importanti strumenti di conoscenza possibili, specialmente in letteratura e in arte. Ma quella che deve guidare nella lettura è la curiosità, lei sola, e null’altro.

La passione, lei, verrà di conseguenza.

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