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Peppino Impastato. “Amore Non Ne Avremo”


di Cristian Augusto Grosso

È una delle prime personalità per le quali ho provato forte suggestione, tristezza, slancio per attivarmi e amore e rispetto per la voce e le parole utilizzate per lottare con forza contro questo assetto sociale. Eppure non rispecchia per filo e per segno alcune caratteristiche del mio pensiero politico, ma ritrovarsi nella voglia di lottare è sublime e, come disse Max Stirner: “io troverò sempre dei compagni che si uniranno a me senza prestare giuramento alla mia bandiera”.

In lui ho visto un ragazzino fastidioso agli occhi dei grandi; un comunista visto dal padre come un ragazzino che va educato, e un padre visto dal figlio come un vecchio rivale da contrastare;

Quando conobbi la sua vita, la sua voce veicolata da una radio e quel famoso film “i cento passi”, provai dei brividi per essermi ritrovato davanti una persona con quel coraggio e allo stesso tempo una pulsione a voler fare anch’io qualcosa.

Una delle prime personalità insomma che ho conosciuto durante la mia sensazione di non sentirmi davvero un ragazzo adolescente in questa società e durante questa sensazione, mi sono sentito giovane vedendo chi vuole lottare. “Gli eroi son tutti giovani e belli”.

Più cresco e più vedo il valore di Impastato, il quale è riuscito a coniugare il pensiero politico con la situazione locale e quindi mafiosa.

Peppino Impastato non mi ha insegnato solo a lottare contro la mafia, mi ha insegnato fra i tanti, a stimolare la pulsione di non starsi zitto e voler essere scomodo e antagonista oggi, per il protagonismo popolare e la concretizzazione etica, (e non antitetica come ora) della parola: società.

Peppino Impastato non mi ha insegnato solo a ricordare un ragazzo di trent’anni morto per aver lottato contro la mafia; mi ha stimolato a stare sempre con gli occhi aperti contro le contraddizioni e le problematiche sociali, perché la mafia può esistere anche nella città in cui vivo.

Per questo, estendendo la sua localizzazione del proprio pensiero politico attraverso la lotta alla mafia, mi prometto sempre di coniugare il mio attivismo anarchico con la localizzazione politica e l’analisi delle problematiche attuali e locali.

***
Chi era?

Giuseppe Impastato nasce in una famiglia mafiosa il 5 gennaio 1948, ma fin da ragazzo prende le distanze dal padre denunciando il potere delle cosche e il clima di omertà e di impunità a Cinisi. Per questo, viene cacciato di casa.

Nel 1965 fonda il giornale “L’Idea Socialista” e aderisce al Psiup e nel 1968 è con i contadini nelle lotte contro gli espropri per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, nel territorio di Cinisi.

Nel 1975 fonda il circolo culturale Musica e cultura, che diventa un importante punto di riferimento per i ragazzi del paese. L’associazione si occupava di ambiente, di campagne contro il nucleare e di emancipazione femminile.

Nel 1977 fonda Radio Aut, attraverso cui Peppino denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che aveva un ruolo di primissimo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso soprattutto il controllo dell’aeroporto. 

Nel 1978 si candida alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. 

Gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale. 

Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlarono di “atto terroristico” in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, addirittura, di suicidio.

Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato – che ruppero pubblicamente con la mafia –, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, venne individuata la matrice mafiosa del delitto, portando alla riapertura dellinchiesta giudiziaria. Tuttavia, nel maggio del 1992, i giudici decidono per l’archiviazione del caso, pur riconoscendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli.

Nel 1994 il Centro di documentazione dedicato a Peppino Impastato presenta la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, nella quale si chiedeva di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, ex affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi 

Nel 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, Badalamenti viene indicato come il mandante dell’omicidio insieme al suo braccio destro Vito Palazzolo, e l’inchiesta formalmente riaperta. Nel 1997 viene emesso un ordine di arresto per Badalamenti, già detenuto negli Stati Uniti.

Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo condanna Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Impastato. Infine, l’11 aprile 2002, viene condannato all’ergastolo Gaetano Badalamenti per essere il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Sia Palazzolo che Badalamenti sono morti in carcere.

***

Nubi di fiato rappreso 
S’addensano sugli occhi 
In uno stanco scorrere
 Di ombre e ricordi:
una festa,
un frusciare di gonne,
uno sguardo,
due occhi di rugiada,
un sorriso,
un nome di donna:

Amore
Non
Ne
Avremo.

Dal libro “Amore Non Ne Avremo”


Libro: “Amore Non Ne Avremo”, 2008 
Poesie e immagini di Peppino Impastato.
A cura di Guido Orlando e Salvo Vitale
Collana Fiori di Campo
Isbn:  9788895756097
Navarra editrice



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