Peppino Impastato. “Amore Non Ne Avremo”
di Cristian Augusto Grosso
In lui ho visto un ragazzino fastidioso agli occhi dei grandi; un comunista visto dal padre come un ragazzino che va educato, e un padre visto dal figlio come un vecchio rivale da contrastare;
Quando conobbi la sua vita, la sua voce veicolata da una radio e quel famoso film “i cento passi”, provai dei brividi per essermi ritrovato davanti una persona con quel coraggio e allo stesso tempo una pulsione a voler fare anch’io qualcosa.
Una delle prime personalità insomma che ho conosciuto durante la mia sensazione di non sentirmi davvero un ragazzo adolescente in questa società e durante questa sensazione, mi sono sentito giovane vedendo chi vuole lottare. “Gli eroi son tutti giovani e belli”.
Più cresco e più vedo il valore di Impastato, il quale è riuscito a coniugare il pensiero politico con la situazione locale e quindi mafiosa.
Peppino Impastato non mi ha insegnato solo a lottare contro la mafia, mi ha insegnato fra i tanti, a stimolare la pulsione di non starsi zitto e voler essere scomodo e antagonista oggi, per il protagonismo popolare e la concretizzazione etica, (e non antitetica come ora) della parola: società.
Peppino Impastato non mi ha insegnato solo a ricordare un ragazzo di trent’anni morto per aver lottato contro la mafia; mi ha stimolato a stare sempre con gli occhi aperti contro le contraddizioni e le problematiche sociali, perché la mafia può esistere anche nella città in cui vivo.
Per questo, estendendo la sua localizzazione del proprio pensiero politico attraverso la lotta alla mafia, mi prometto sempre di coniugare il mio attivismo anarchico con la localizzazione politica e l’analisi delle problematiche attuali e locali.
Giuseppe
Impastato nasce in una famiglia mafiosa il 5 gennaio 1948, ma fin da ragazzo prende
le distanze dal padre denunciando il potere delle cosche e il clima di omertà e
di impunità a Cinisi. Per questo, viene cacciato di casa.
Nel 1965 fonda il giornale “L’Idea
Socialista” e aderisce al Psiup e nel 1968 è con i contadini nelle lotte contro
gli espropri per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, nel
territorio di Cinisi.
Nel
1975 fonda il circolo culturale Musica e cultura, che diventa un importante punto di riferimento per
i ragazzi del paese. L’associazione si occupava di ambiente, di campagne contro
il nucleare e di emancipazione femminile.
Nel 1977 fonda Radio Aut, attraverso cui Peppino denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che aveva un ruolo di primissimo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso soprattutto il controllo dell’aeroporto.
Nel 1978 si candida alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia.
Gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale.
Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlarono di “atto terroristico” in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, addirittura, di suicidio.
Nel 1994 il Centro di documentazione dedicato a Peppino Impastato presenta la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, nella quale si chiedeva di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, ex affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi.
Nel
1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, Badalamenti viene indicato come il
mandante dell’omicidio insieme al suo braccio destro Vito Palazzolo, e
l’inchiesta formalmente riaperta. Nel 1997 viene emesso un ordine di arresto
per Badalamenti, già detenuto negli Stati Uniti.
Il
5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo condanna Vito Palazzolo a 30 anni di
carcere per l’omicidio di Giuseppe Impastato. Infine, l’11 aprile 2002, viene
condannato all’ergastolo Gaetano Badalamenti per essere il mandante dell’omicidio
di Peppino Impastato. Sia Palazzolo che Badalamenti sono morti in carcere.
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