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Sidra: tra suoni, immagini e storie da raccontare


Sidra, nome darte di Piera Demurtas, è una cantautrice e artista poliedrica originaria di Bitti, con una voce potente e una straordinaria capacità espressiva. La sua musica, in italiano e in sardo, esplora temi profondi e intimi, spesso legati alla sua terra, la Sardegna. Oltre alla carriera artistica, è anche insegnante di canto.
Dopo l’esordio al festival “A Squarciagola” nel 2016, dove ha vinto il primo premio con “Tue non ti irmentiches chie sese”, Sidra ha continuato a distinguersi per la sua versatilità. Nel 2017 ha aperto il concerto dei Baustelle all
Abbabula Festival.
La sua carriera è segnata da collaborazioni significative, tra cui il progetto teatrale ispirato al romanzo Accabadora di Michela Murgia, che l
ha portata in tournée nel Nord Italia e Svizzera con un concerto narrativo basato sul libro. Ha inoltre partecipato alla colonna sonora del film Falamus di Paolo Lubinu. Non solo musica: con il quadro Donna con Burqa ha vinto il Premio Nazionale Fabrizio De André nella sezione pittura.
A febbraio ha pubblicato il singolo “Asa a connoschere”, anticipazione del suo nuovo album in lavorazione. In questo incontro, Sidra ci racconta della sua carriera artistica, del significato del suo ultimo brano e delle sue prospettive future.a carriera artistica, del significato del suo ultimo singolo e delle sue prospettive future.

1) Come è nata la tua passione per la musica e quando hai deciso di intraprendere questa strada?

Fin da piccola mi piaceva cantare. Partecipavo ai festival del mio paese, Bitti, ma ho intrapreso questa strada in maniera più consapevole e “professionale” più tardi, quasi inaspettatamente. Le mie scelte di vita e il mio percorso di studi, prettamente scientifici, che mi hanno portato ad una laurea in Scienze Biologiche sembravano lontani da un futuro artistico. Dentro le mura di casa però, continuavo a dare libero sfogo al mio estro: dipingendo, disegnando, suonicchiando la chitarra e componendo le canzoni. L’aver preso il coraggio di presentarmi al pubblico lo devo alle persone che all’epoca mi spinsero a farlo, credendo in me. Ed eccomi qua.

2) Quali sono stati i momenti più significativi del tuo percorso artistico? E le collaborazioni più importanti della tua carriera?

Non ce n’è uno in particolare, ogni volta che mi esibisco rappresenta un momento di condivisione molto intensa dove mi espongo, donando un pezzo di me stessa. Ogni singola esperienza la conservo come un momento significativo della mia vita. Sicuramente il fatto di aver incontrato il Giovanni Maggiore, in arte Giuvazza, attuale chitarrista di Eugenio Finardi, e aver lavorato con lui per la creazione del mio primo album Come schiuma, mi ha aperto tanti orizzonti.

3) Parlaci del tuo ultimo singolo “Asa a connoschere”: di cosa parla? E che passaggio segna nella tua carriera musicale?

 Il singolo “Asa a connoschere” è un brano che si sviluppa come un dialogo di un’antica donna sarda che racconta a chi vorrebbe essere un’artista o un poeta quanta sofferenza può incontrare scavando negli animi di questi grandi maestri. Il testo spiega come solo la luna è testimone paragonabile a poeti e artisti, sembra il loro alter-ego celeste, perché anche lei osserva e si strugge (tanto che a volte si fa nera, come se si girasse per non vedere) delle umane mostruosità e sofferenze. Il brano racconta l’animo di poeti o artisti paragonandoli ad essa, perché come Lei percepiscono i dolori dell’umanitá portando fuori quelle parole che il silenzio della luna non riesce a dire. Il brano è stato prodotto mixato e registrato a Sassari nello StudioSub37 Record di Antonio Sircana. La chitarra è di Sebastiano Deriu.

4) Ci sono altri singoli in uscita in vista di un tuo prossimo album?

Non so se pubblicherò altri singoli o direttamente il nuovo album. Posso anticipare che esso sarà un lavoro con sonorità più minimal rispetto ai lavori precedenti, un richiamo alle antiche sonorità sarde dove parole e voci, tendenti all’ancestrale, faranno da eco ad una isolanità moderna. La sfida, nel suo complesso è quella di unire diverse dimensioni temporali attraverso l’introspezione.

5) La scelta dell’uso della lingua sarda è sempre più marcata nel tuo percorso artistico. Che importanza riveste per te?

Scrivere in lingua sarda è qualcosa che mi viene naturale, non è il frutto di una scelta fatta a tavolino, infatti il mio primo brano in assoluto è stato scritto in sardo anche se poi ho proseguito con un album in italiano. Ora ho deciso di ultimare il lavoro in lingua sarda semplicemente perché dettato da pura e semplice ispirazione. Non siamo noi a creare le canzoni, sono le canzoni che ci chiamano, comandano loro e ci dicono quando è il momento giusto per partorirle. Ciò non toglie che in futuro non possa tornare all’italiano e perché no anche ad altre lingue!

6) Nel tuo percorso artistico si intrecciano musica, pittura, cinema e letteratura. Come si influenzano tra loro queste discipline?

Tutto nasce dallo spirito di osservazione delle cose che mi circondano e che catturano la mia attenzione come semplici espressioni umane o piccoli gesti quotidiani che mi inducono a pensare. Da qui nasce l’esigenza descriverli e raccontarli con una penna, con un pennello oppure riprodurli attraverso la recitazione.

7) Tra le varie incursioni in ambiti diversi dalla musica, c’è stata anche la partecipazione a una delle tappe di promozione del libro Vampiri Urbani di Paolo Lubinu. Ma una delle esperienze più interessanti in cui scrittura e musica si sono incontrate è stato lo spettacolo teatrale Accabadora: cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Con “Accabadora” ho avuto modo di calarmi nei panni di un personaggio affascinate e allo stesso tempo complicato. In circa un’ora di spettacolo percorrevo emotivamente l’intera vita di una donna dal carattere deciso, risoluto e fortemente empatico. Un’esperienza a tutto tondo, un susseguirsi di sensazioni contrastanti accompagnati da brevi sorrisi, lacrime, silenzi e canti ancestrali. Aprivo questi spettacoli, cantando a voce cruda, senza accompagnamento musicale il singolo che era appena uscito in quel periodo, “Lizera”. Un canto dell’anima e per l’anima, che creava un’energia profonda ma anche di leggerezza, come l’anima appunto; permettendomi di creare l’input e l’atmosfera nel pubblico per il proseguo dello spettacolo.

8) Prossime date in programma per promuovere il tuo singolo? È iniziativa in cantiere per i prossimi mesi?

Ci saranno alcune trasferte nella penisola e anche in Sardegna. Seguitemi sulle mie pagine social per conoscere tutti gli appuntamenti.

(a cura di Giovanni Fara)

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