Intervista a Bujumannu: “Non un centesimo alla guerra!”
Della questione ci siamo già occupati in questo – (link: Spotify finanzia la guerra. La musica risponde con il boicottaggio!) – raccontando la presa di posizione di diversi artisti contro gli investimenti del colosso dello streaming in tecnologie belliche. Qualche giorno fa, è arrivata la notizia che anche Bujumannu, voce storica dei Train to Roots e artista solista, ha scelto di fare lo stesso, annunciando l’abbandono di Spotify. Lo abbiamo intervistato per capire meglio le ragioni di questa scelta e approfondire qualche curiosità sulla sua esperienza musicale.
1) Anche tu, come altri artisti, hai deciso di rimuovere la tua musica da Spotify. Hai dato la notizia sui social. Vuoi raccontarci meglio cosa ti ha spinto a farlo?
In tutta sincerità ti dico che è una piattaforma che non mi è mai piaciuta, non sono mai riuscito ad usarla come “artista” e non l’ho mai usata per ascoltare musica.
Ciò che mi ha fatto decidere di eliminare tutte le mie produzioni è stato il sapere che oltre 600 milioni dei suoi profitti sarebbero stati investiti in droni da guerra. Una cosa per me inaccettabile. Indipendentemente da ciò che io guadagnassi o che facessi guadagnare alla piattaforma. Fosse stato anche 1 solo centesimo, non mi sentivo bene con me stesso e con la mia coscienza.
2) Vuoi spiegarci perché è importante prendere una posizione chiara rispetto agli investimenti in armi finanziati, anche indirettamente, dai proventi della musica, indipendentemente dal numero di ascolti sulla piattaforma?
Penso che nella vita, non solo sia importante prendere una posizione, ma che sia un grande atto di coraggio. La nostra vita è unica e perciò preziosa, che tristezza non viverla anche provando, nel nostro piccolo, con piccoli gesti quotidiani a prendere una posizione di fronte a certe situazioni e di fronte a tutte le ingiustizie. Per cercare di cambiarla e non viverla da “complice” ma da essere umano che prende coscienza.
3) Molti artisti hanno criticato pubblicamente Daniel Ek, il fondatore di Spotify, ma pochi – specialmente tra i nomi noti – hanno poi effettivamente lasciato la piattaforma. Per te quanto conta la coerenza tra musica e valori personali?
Per me la coerenza tra musica e valori è molto importante. È ciò su cui ho sempre lavorato e puntato per migliorarmi e per non deludere mai i miei/nostri ascoltatori, ma anche per non deludere neanche me stesso, la mia anima e la mia coscienza. Però io so che non sono “nessuno”, per me è semplice, la mia musica l’ho prodotta sempre con i miei adorati fans e amici.
Non penso che per loro (i nomi noti) sia cosi semplice, quando sei sotto contratto e pagato certe cifre, devi stare pure alle regole che hai firmato.
4) Ora che hai abbandonato Spotify, su quali piattaforme troveremo i tuoi brani?
Non penso che per loro (i nomi noti) sia cosi semplice, quando sei sotto contratto e pagato certe cifre, devi stare pure alle regole che hai firmato.
4) Ora che hai abbandonato Spotify, su quali piattaforme troveremo i tuoi brani?
Un po’ ovunque, tutte le mie produzioni sono presenti su tutte le altre piattaforme musicali esistenti, come Deezer, Amazon music, I-Tunes, ma anche su Bandcamp, YouTube e YouTube Music.
5) Parliamo un po’ di te e del tuo percorso da musicista. Toglici una curiosità: cosa significa “Bujumannu”?
È la combinazione di 2 parole “BUJU” è il nome in slang dell’albero del frutto del pane (il Bread Fruit) nella lingua della tribù Maroon in Jamaica, si usa per indicare i bambini un po’ più in carne diciamo e “MANNU” in Sardo vuol dire grande. Quindi significa Grande Albero del Frutto del pane.
6) La tua carriera è legata a uno dei gruppi più interessanti e rappresentativi della scena reggae sarda e italiana, i Train to Roots. Ma parallelamente porti avanti anche un tuo progetto solista. Nel 2023 è uscito Senza confini, con una forte presenza di sonorità e riferimenti culturali legati alla Sardegna. Quanto ha inciso, a livello artistico, il tuo legame con l’isola?
6) La tua carriera è legata a uno dei gruppi più interessanti e rappresentativi della scena reggae sarda e italiana, i Train to Roots. Ma parallelamente porti avanti anche un tuo progetto solista. Nel 2023 è uscito Senza confini, con una forte presenza di sonorità e riferimenti culturali legati alla Sardegna. Quanto ha inciso, a livello artistico, il tuo legame con l’isola?
Ha inciso tantissimo, sin dai miei primi passi con gli Skami Ska ad oggi con i Train To Roots e nelle mie produzioni da solista, per me è sempre stato un punto di partenza, un porto sicuro, da difendere a tutti i costi è forte fonte di ispirazione. Ecco perché ancora oggi scrivo e canto anche in sardo che è la nostra lingua, ed ecco perché nella mia musica ho scelto anche di inserire strumenti e sonorità tradizionali che non sono prettamente “reggae” diciamo.
7) Con i Train to Roots siete tornati nel 2024 con un nuovo album, Ancora Qui. Tra i brani più significativi c’è “Gaza”, che affronta un tema drammatico e attuale. Ti va di approfondire il tuo punto di vista su quello che sta accadendo in Palestina?
7) Con i Train to Roots siete tornati nel 2024 con un nuovo album, Ancora Qui. Tra i brani più significativi c’è “Gaza”, che affronta un tema drammatico e attuale. Ti va di approfondire il tuo punto di vista su quello che sta accadendo in Palestina?
Quello che sta accadendo in Palestina e al popolo palestinese ci ha toccato tantissimo ed è ormai sotto gli occhi di tutti, qui non si parla di schieramenti politici, non si parla di guerra, di antisemitismo, di destra o sinistra, qui stiamo assistendo ad un massacro di civili, soprattutto bambini, donne, anziani e giovani indifesi, portati alla fame, uccisi per gioco, tenuti senza medicinali, senza cibo, senza ospedali, acqua, corrente, posti sicuri dove stare, esseri umani portati allo sterminio come fossero delle bestie, senza nessuna vergogna. Non si può stare in silenzio di fronte ad un G E N O C I D I O!
Una pagina vergognosa e disumana che ci porteremo per sempre sulle spalle.
8) Sempre nell’album Ancora Qui ci sono brani che affrontano tematiche legate alla difesa della Sardegna dalle speculazioni e dallo sfruttamento del territorio. In particolare, “Sardinia” è un pezzo che denuncia – anche in modo ironico – lo sfruttamento del territorio, dalle basi militari fino alla speculazione energetica. Quanto è importante che i musicisti, e in generale chiunque abbia la possibilità di veicolare un messaggio, prendano posizione su questi temi? La musica può servire a sensibilizzare l’opinione pubblica sui troppi soprusi che in Sardegna siamo spesso disposti ad accettare senza reagire?
La musica è terapia, la musica è rivoluzione, speranza, è preghiera, gioia, amore, speranza, la musica è vita e può essere usata anche come “arma”. Per noi è sempre stata una priorità, quella di sensibilizzare l’ascoltatore, lasciare o lanciare un messaggio con la nostra musica. Certo, sono convinto che possa servire a sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere meglio certi soprusi che nella nostra terra e non solo abbiamo fatto passare, ma rischiamo di far passare in futuro.
9) Progetti futuri? Stai lavorando a nuova musica?
9) Progetti futuri? Stai lavorando a nuova musica?
Sono in tour sino a Settembre, ma sto lavorando anche al nuovo album dei Train To Roots che è quasi pronto e sto iniziando a lavorare anche alle mie nuove produzioni. Mi piacerebbe riuscire a realizzare il mio 4° Album da solista. In più continuerò questa nuova avventura televisiva con il mio Format Musicale dal titolo “Naramì” che andrà in onda su RAI 3 Sardegna. Insomma da fare ne ho abbastanza e non ho certo voglia di fermarmi.
(Intervista a cura di Giovanni Fara)
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