Martina Smeraldi a Monserrato: birra, porno e ipocrisia
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Nella foto: a sinistra la pornostar Martina Smeraldi, a destra il sindaco di Monserrato Tommaso Locci |
Punto e capo
Tra le notizie degli ultimi giorni ce n’è una che ha fatto discutere parecchio, ben oltre i confini del Comune dove è scoppiata la polemica: l’invito a Martina Smeraldi, attrice porno cagliaritana, alla festa della birra di Monserrato.
Vale la pena parlarne?
Sì. Se si vuole capire qualcosa di questa società, anche di questo bisogna parlare. E quindi ci ho riflettuto sopra.
Monserrato è una delle realtà più note e importanti del panorama vitivinicolo sardo. Eppure si organizza una festa della birra (non del vino) a cui si cerca di dare un forte risalto mediatico. Già questo è un primo paradosso. Ma andiamo avanti.
L’evento rientra nel calendario estivo patrocinato dal Comune. Tra gli ospiti, Martina Smeraldi, attrice porno con milioni di follower. E scoppia il finimondo.
Il fatto in sé, onestamente, ha davvero poca importanza. Martina Smeraldi non è stata pagata dal Comune, l’evento è solo patrocinato, e la festa è una delle tante organizzate in estate per “portare gente”.
Il sindaco Locci difende la scelta e, a chi lo accusa di promuovere la mercificazione della sessualità, risponde che la vera prostituzione si nasconde spesso in politica, nei posizionamenti di comodo. Non ha tutti i torti.
E aggiunge una domanda secca: «Se fosse arrivato Rocco Siffredi, ci sarebbe stata la stessa reazione?» Anche qui, difficile dargli torto.
Poi però esagera, sostenendo che Martina avrebbe “dato lustro alla Sardegna”. Un’affermazione un po’ forzata, utile più che altro a giustificare una scelta pensata chiaramente per attirare pubblico. Il “lustro all’isola”, diciamocelo, dovrebbero darlo ben altre cose. Ma il dibattito è scaduto proprio perché, in fondo, al sindaco interessava solo portare gente. Nient’altro.
Ma ai moralisti da social, ai crociati del decoro, cosa ha dato così tanto fastidio? Non certo la mancanza di un’offerta culturale all’altezza del territorio, né l’ennesima festa della birra. A scandalizzare è stata la presenza di una ragazza che ha scelto di fare la pornostar.
Eppure viviamo in uno dei Paesi che consuma più pornografia al mondo – circa 5 miliardi di euro l’anno. L’Italia è al 4° posto per consumo di sesso online a livello globale. E ci scandalizziamo se una donna decide di farne un lavoro. Nel caso di Martina, non c’è nessuna costrizione, nessuna disgrazia alle spalle: è stata una libera scelta.
Una professione, in un’industria che esiste, che genera soldi e pubblico. Ma che, per qualcuno, deve restare un tabù, confinata nel privato. Una mentalità che sa ancora di fine Ottocento.
E mentre c’è chi invoca il “buon gusto”, nessuno sembra interrogarsi su quella che dovrebbe essere la vera questione da discutere: cosa dovrebbe fare oggi la politica? Limitarsi a organizzare eventi come questo e alimentare il clamore attorno alla polemica del momento per portare gente? O provare a costruire una visione culturale capace di valorizzare davvero il territorio?
Monserrato, capitale del vino, ha davvero bisogno di una festa della birra per sentirsi attrattiva?
Ma intendiamoci: il problema non è la festa della birra. Così come non doveva esserlo l’invito a Martina Smeraldi.
Il problema è che manca una strategia. Manca una visione. La politica che preferisce cavalcare fenomeni di massa anziché proporre idee, percorsi culturali alternativi, progetti legati alla comunità.
E chi trova insopportabile la Smeraldi ha fatto bene a starsene a casa. Ma vale la pena ricordare, per chi si distrae facilmente, che lei non era lì per fare uno spettacolo porno. Quindi potevano risparmiarci inutili invettive e tutta quell’ipocrisia, di cui francamente, potevamo fare a meno.
Vale la pena parlarne?
Sì. Se si vuole capire qualcosa di questa società, anche di questo bisogna parlare. E quindi ci ho riflettuto sopra.
Monserrato è una delle realtà più note e importanti del panorama vitivinicolo sardo. Eppure si organizza una festa della birra (non del vino) a cui si cerca di dare un forte risalto mediatico. Già questo è un primo paradosso. Ma andiamo avanti.
L’evento rientra nel calendario estivo patrocinato dal Comune. Tra gli ospiti, Martina Smeraldi, attrice porno con milioni di follower. E scoppia il finimondo.
Il fatto in sé, onestamente, ha davvero poca importanza. Martina Smeraldi non è stata pagata dal Comune, l’evento è solo patrocinato, e la festa è una delle tante organizzate in estate per “portare gente”.
Il sindaco Locci difende la scelta e, a chi lo accusa di promuovere la mercificazione della sessualità, risponde che la vera prostituzione si nasconde spesso in politica, nei posizionamenti di comodo. Non ha tutti i torti.
E aggiunge una domanda secca: «Se fosse arrivato Rocco Siffredi, ci sarebbe stata la stessa reazione?» Anche qui, difficile dargli torto.
Poi però esagera, sostenendo che Martina avrebbe “dato lustro alla Sardegna”. Un’affermazione un po’ forzata, utile più che altro a giustificare una scelta pensata chiaramente per attirare pubblico. Il “lustro all’isola”, diciamocelo, dovrebbero darlo ben altre cose. Ma il dibattito è scaduto proprio perché, in fondo, al sindaco interessava solo portare gente. Nient’altro.
Ma ai moralisti da social, ai crociati del decoro, cosa ha dato così tanto fastidio? Non certo la mancanza di un’offerta culturale all’altezza del territorio, né l’ennesima festa della birra. A scandalizzare è stata la presenza di una ragazza che ha scelto di fare la pornostar.
Eppure viviamo in uno dei Paesi che consuma più pornografia al mondo – circa 5 miliardi di euro l’anno. L’Italia è al 4° posto per consumo di sesso online a livello globale. E ci scandalizziamo se una donna decide di farne un lavoro. Nel caso di Martina, non c’è nessuna costrizione, nessuna disgrazia alle spalle: è stata una libera scelta.
Una professione, in un’industria che esiste, che genera soldi e pubblico. Ma che, per qualcuno, deve restare un tabù, confinata nel privato. Una mentalità che sa ancora di fine Ottocento.
E mentre c’è chi invoca il “buon gusto”, nessuno sembra interrogarsi su quella che dovrebbe essere la vera questione da discutere: cosa dovrebbe fare oggi la politica? Limitarsi a organizzare eventi come questo e alimentare il clamore attorno alla polemica del momento per portare gente? O provare a costruire una visione culturale capace di valorizzare davvero il territorio?
Monserrato, capitale del vino, ha davvero bisogno di una festa della birra per sentirsi attrattiva?
Ma intendiamoci: il problema non è la festa della birra. Così come non doveva esserlo l’invito a Martina Smeraldi.
Il problema è che manca una strategia. Manca una visione. La politica che preferisce cavalcare fenomeni di massa anziché proporre idee, percorsi culturali alternativi, progetti legati alla comunità.
E chi trova insopportabile la Smeraldi ha fatto bene a starsene a casa. Ma vale la pena ricordare, per chi si distrae facilmente, che lei non era lì per fare uno spettacolo porno. Quindi potevano risparmiarci inutili invettive e tutta quell’ipocrisia, di cui francamente, potevamo fare a meno.
(Giovanni Fara)
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