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La Deledda che non ti raccontano a scuola


Il 15 agosto 1936, a Roma, si spegneva Grazia Deledda, prima e unica donna nel contesto letterario italiano a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, conquistato nel 1926. Aveva 64 anni e combatteva da tempo contro un tumore, di cui parlò anche nel suo romanzo postumo Cosima, quasi Grazia. Oggi le sue spoglie riposano ai piedi del monte Ortobene, a Nuoro, nella chiesetta della Madonna della Solitudine, quasi a vegliare sulla sua città natale.

Spesso assente dai programmi scolastici e poco ricordata nei salotti “buoni” della letteratura, Grazia Deledda era una donna dalla forte personalità, determinata e anticonformista, profondamente legata alla sua terra e alle sue radici. Nella sua vita quotidiana si nascondono episodi curiosi che forse non conoscete:

Un compleanno misterioso
L’atto ufficiale dice che nacque il 28 settembre 1871, ma lei sosteneva con decisione il 27. All’epoca non era raro registrare i bambini in ritardo.

Il furto che le cambiò il destino
A 16 anni rubò dell’olio dal frantoio di famiglia, lo vendette e usò i soldi per spedire i suoi racconti a Roma. Il suo primo racconto, “Sangue sardo”, fu pubblicato sulla rivista L’Ultima Moda: il primo passo di una carriera che non si sarebbe più fermata.

Il parroco che voleva zittirla
Il parroco di Nuoro, durante un’omelia, la accusò pubblicamente e la invitò a pregare piuttosto che scrivere per i giornali. Non solo non smise, ma continuò a pubblicare racconti e poesie, collaborando con importanti riviste come La Riviera Ligure.

Disciplina ferrea
Non era il tipo da aspettare la musa: scriveva ogni giorno alla stessa ora e più o meno lo stesso numero di cartelle, con una costanza quasi monastica.

Addio fornelli
Non sapeva cucinare e lo diceva senza imbarazzo: tutte le sue energie erano per la scrittura.

Amori e alleati
Visse una relazione intensa con Andrea Pirodda, maestro di Nuoro, che la spinse ad approfondire temi femminili e di autodeterminazione individuale. Poi, nel 1900, sposò Palmiro Madesani, che lasciò il lavoro per diventare il suo agente letterario.

Pirandello non la stimava
Luigi Pirandello la definì una scrittrice “modesta”. Entrambi finirono con il Nobel in mano. Solo che di Pirandello nei circoletti si ricordano sempre, e rientra molto più spesso nei programmi scolastici della Deledda. Senza nulla togliere a Pirandello, il vero problema sono quei circoletti autocelbrativi, e incapaci di comprendere una scrittura che esce dagli schemi, figuriamoci all’epoca quanto poteva risultare difficile per la Deledda essere apprezzata dalla critica.

Ecco una selezione dei libri più significativi della Collana Raichinas di Catartica Edizioni, dedicata alla riscoperta e valorizzazione dell’opera di Grazia Deledda:

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