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Intervista a Valeria Pecora

Valeria Pecora, originaria di Arbus, un paese di circa seimila abitanti del sud della Sardegna, vicino alle miniere di Montevecchio, dove è ambientato il suo libro “Mimma” (ed. La Zattera, 2017) è laureata in Storia dell'Arte, con specializzazione in Arte Contemporanea all'Università La Sapienza di Roma e lavora come guida turistica. “Mimma” è ambientato in Sardegna con sullo sfondo la difficile condizione femminile e la lotta per l’emancipazione, la giustizia sociale e la libertà durante il fascismo, la seconda guerra mondiale e la storia più recente del terrorismo negli anni ’70. Il romanzo ha ottenuto due importanti riconoscimenti: nel 2017 risultando vincitrice del Premio "Antonio Gramsci", nella sezione narrativa italiana inediti e nel 2018 conquistando il primo premio nella sezione “Opere letterarie e teatrali” della XIV edizione del Premio Giacomo Matteotti.

- I tuoi nonni emigrarono dalla Sicilia per venire a lavorare in Sardegna, nelle miniere di Montevecchio. È da questa esperienza famigliare e da questi ricordi che prende spunto l’ambientazione del tuo romanzo? Quanto c’è di personale nella storia raccontata nelle pagine del tuo libro “Mimma”? 

Assolutamente sì, Mimma mescola il richiamo alle mie radici familiari e alcune esperienze lavorative. Entrambi i miei nonni lavorarono nel cantiere minerario di Piccalinna, a Montevecchio, scendevano giù in galleria ad estrarre piombo e zinco. Mio nonno materno era di Arbus mentre mio nonno paterno lasciò la Sicilia e l’agricoltura, richiamato dalla fama delle miniere sarde che attirarono manovalanza da ogni parte d’Italia. Inoltre per alcuni anni ho lavorato come guida turistica proprio a Montevecchio venendo a contatto con ex minatori che mi hanno raccontato le loro dure esperienze di vita e di lavoro. Sono stati importantissimi per la creazione di Mimma anche i libri di Iride Peis, amica preziosa e scrittrice di Guspini che per prima ha raccontato il mondo minerario di Montevecchio e soprattutto la realtà delle cernitrici.

- La figura femminile ha un ruolo centrale nella storia che racconti, all’interno di un contesto storico e sociale molto diverso da quello attuale, la storia si snoda infatti tra gli anni ’20 e gli anni ’70. Qual è il messaggio (se c’è) che volevi trasmettere alle donne e più in generale al lettore e alla società di oggi attraverso le pagine del tuo libro? 

La capacità di poter cambiare il proprio destino e la propria storia, di sconfiggere la rassegnazione anche in periodi storici difficilissimi e cupi. Mimma è figlia di due lavoratori della miniera: una cernitrice e un falegname ma lei farà una scelta diversa, attraverso la scuola e la coltivazione dello zafferano troverà il suo riscatto personale. Amo di Mimma e dei personaggi che le ruotano attorno la capacità di saper stupire e rovesciare le proprie esistenze in ogni momento, nel bene e nel male. Sono i personaggi che “resistono”, resistenti ai colpi balordi della vita, imperfetti, umani e vivi in maniera profonda.

- Il tuo romanzo ha ricevuto due importanti riconoscimenti: il Premio Gramsci e il Premio Giacomo Matteotti, segno di una scrittura coinvolgente e capace di trasmettere emozioni e messaggi significativi. Come è stato accolto in Sardegna? 

Con molto entusiasmo e felicità. Tutto il mio paese, Arbus, ha fatto il tifo per me sia per la consegna del premio Gramsci nel 2017 durante una cerimonia molto toccante per la recente scomparsa del membro della giuria del Premio, il professore, scrittore ed intellettuale Giulio Angioni e anche in occasione della recente premiazione a Palazzo Chigi, a Roma, per la consegna del Premio Giacomo Matteotti. L’amministrazione comunale di Arbus il 3 gennaio ha organizzato addirittura una cerimonia per omaggiare me e gli altri compaesani che si sono distinti per particolari meriti. Insomma sono davvero onorata e grata per aver ricevuto così tanti attestati di stima e di fiducia.

- La Sardegna sta vivendo un momento molto positivo, sia perché si colloca tra la fascia alta dei lettori (il 45% secondo i dati rilasciati dall’Istat), sia perché ci sono tanti autori emergenti capaci di conquistare il pubblico con argomenti interessanti e una scrittura originale, spesso legata alle storie della propria cultura e della propria terra. Come vedi il futuro della letteratura sarda? 

Lo vedo molto roseo e positivo. La Sardegna è una terra straordinaria capace di far nascere e conoscere talenti in tutti i campi, non solo per quanto riguarda la letteratura pensiamo per esempio alla grandezza di Costantino Nivola e di Maria Lai. Credo che la natura, la storia, la cultura della Sardegna siano ingredienti potenti e quasi magici, capaci di guidare gli autori nella creazione di storie meravigliose ed indimenticabili. Gli scrittori sardi sono molto amati dai lettori sardi. Io per prima leggo e amo follemente gli scrittori sardi: Salvatore Niffoi, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Milena Agus, Sergio Atzeni, Anna Melis, Savina Dolores Massa.

- Stai lavorando a un nuovo romanzo? 

Sì, sto lavorando con molta passione al terzo romanzo.

Intervista di Giovanni Fara

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