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Poesia Oggi


di Fabrizio Raccis

“Conoscere e approfondire quella poesia che come tutti i più grandi tesori, la devi ricercare nelle viscere del mondo, scavando nei cunicoli delle caverne di un settore che non smette mai di sorprenderti.”

Da diverso tempo alcuni amici mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulla “poesia oggi”, di esprimere il mio pensiero verso questa disciplina che riscopro essere in continua mutazione. Che resta viva e costante nonostante questo periodo buio. Mi hanno chiesto di esprimermi al riguardo, forse perché sanno bene quanto l'argomento mi appassioni da quasi vent'anni ormai. Io non sono nessuno comunque, non mi reputo una persona così “importante”, ma scrivo queste parole con la serenità di un bambino ascoltando “where is my mind” dei Pixies con il volume al massimo nelle cuffie.
Ero soltanto un ragazzino quando diedi alle stampe la mia prima raccolta di poesia nel lontano 2005, all'epoca ero distante anni luce dagli ambienti letterari, l'unico a darmi man forte era il mio professore di lettere del Liceo, uno dei primi che ha visto qualcosa di positivo in quello che scrivo. All'epoca scrivere poesie mi faceva sentire così leggero, avevo dei pensieri al riguardo davvero molto ingenui.
Oggi tra mille peripezie, tra lavoro, famiglia e altri impegni importanti, continuo ad interessarmi a questa disciplina che più di ogni altra cosa rincuora lo spirito e non il portafoglio, al contrario di quanto possono credere in tanti.
Sono cresciuto in un periodo, negli anni novanta, dove editori e critici letterari ritenevano che la poesia fosse “morta”, ovvero, che fosse un settore editoriale in crisi senza margine di guadagno. Se non hai qualche “santo in paradiso” non ti pubblicano, mi dicevano, oppure “devi pagare”, eppure nonostante tutto sono riuscito a pubblicare qualche raccolta con qualche medio editore senza fare compromessi con nessuno.
Molti davano la colpa della crisi del settore ai “troppi poeti” che si erano creati con lutilizzo dei Social Network, ai tanti collettivi, ma alla fine anche quelle povere anime che intasavano i gruppi e le pagine si sono arrese di colpo, si sono spenti come tante candeline, qualcuno ci ha soffiato sopra bruscamente o forse è venuto a mancare l'entusiasmo, molti adesso non pubblicano più neppure un misero verso sui loro account facebook.
Eppure, nonostante tutto, ci sono alcune voci poetiche interessanti che si sono fatte largo in italia negli ultimi anni attraverso alcuni dei più grandi marchi editoriali, voci che mi hanno incuriosito e, che inevitabilemente danno una marcia commerciale in più alla poesia, basta pensare al paesologo Franco Arminio o all'uomo radice Tiziano Fratus, a Davide Rondoni o ancora la raffinata Maria Grazia Calandrone una delle poetesse che ho avuto modo di seguire attraverso alcune interviste live su facebook. Qualche tempo fa, la poetessa, è stata ospite di una trasmissione dove ha risposto ad una domanda abbastanza provocatoria: “perché la poesia è inutile alla società attuale, perché non è più in grado di influenzare l'immaginario collettivo?” Lei ha risposto egregiamente, sostenendo che: “la poesia più che influenzare l'immaginario, a cominciare dai poeti, dovrebbe metterci in grado di ricordare quello che già sappiamo... che faccia appello ad una nostra memoria originaria sia di specie, sia autobiografica.”
Quindi scrivere poesia in un certo senso ci permette di rendere alcune emozioni, alcuni ricordi, eterni e indispensabili nel tempo, ci permette di lasciare delle istantanee che in un futuro prossimo ci daranno occasione di ricordare quello che siamo stati e quello che abbiamo vissuto in passato, magari per aiutarci a non commettere gli stessi errori del passato? Chissà. Resta la speranza di raggiungere leternità attraverso poche parole. Che sogno magnifico.
Internet alla fine mi ha permesso di conoscere e approfondire la “poesia del sottosuolo” come la chiamo io, quella poesia che come tutti i più grandi tesori, la devi ricercare nelle viscere del mondo, scavando nei cunicoli delle caverne di un settore che non smette mai di sorprenderti.
E allora sono felice di aver letto poeti straordinari come Nicola Vacca, Paolo Battista, Beatrice Zerbini, Cataldo Dino Meo, Giovanni Favazza, Michele Licheri, Enrico Marra, Maurizio Iodice, Barbara Giuliani, Chiara Lev Mazzetti o altri poeti che oggi non ci sono più come Bruno Lugano, Luigia Ferro e Gabriele Galloni, la lista è molto più lunga ma non posso citarli tutti. Sono grato a questi giovani editori che nonostante tutto combattono tutti i giorni per portare all'attenzione di un folto pubblico di eletti la buona poesia, con tante pubblicazioni di collane e rubriche che ci permettono di conosce autori di grande spessore. Editori come: Edizioni ensemble, Catartica Edizioni, L
ArgoLibro, Oltre Edizioni, Marcos Y Marcos, Edizioni La Gru, Interno Poesia edizioni, Europa Edizioni, Miraggi Edizioni, Samuele Edizioni, Atlantide Edizioni e tante altre realtà editoriali che ci propongono ogni anno nuove e interessanti voci. La poesia non è morta, non è inutile, come affermava Khalil Gibran la poesia è il salvagente cui mi aggrappo quando tutto sembra svanire...

1 commento

Unknown ha detto...

Fab/Raccis hai un modo gentile di trattare l'argomento poetico e la "disciplina della poesia". E' bello e fresco. E riesci ad argomentare senza rabbia alcuna e livore. Ciò ti fa onore. Non ho mai messo in dubbio la qualità del tuo fare. Al di là delle tecniche espressive, delle metriche, etc. è altresì importante trattare l'oggetto del contendere passando dalla pagina scritta alla vita e viceversa; e sempre con disciplina. Un giorno raccoglierai tutti i tuoi interventi critici che riguardano la poesia. Noi saremo i lettori che attraverso la tua conoscenza si ritroveranno più ricchi.