“L’Ovest all’orientale”: tra musica, poesia e anarchia nella cultura sarda
la vita.
Ho urlato al vento quel che pareva sogno,
l’anarchia.
Muovo i passi d’un bambino stanco.
Ho urlato al vento quel che pareva sogno,
l’anarchia.
Muovo i passi d’un bambino stanco.
(L’Ovest all’orientale)
Cristian ha vent’anni. Lo vedi alle iniziative libertarie – per Cospito o per l’indipendentismo sardo, contro le servitù militari o l’alternanza scuola-lavoro – con la bandiera nera dell’anarchia. Nera con la A cerchiata bianca e tutti sanno che cosa è perché da 150 anni ci sono anarchici in Sardegna “dae Portu Tùrre a Casteddu”, da Porto Torres a Cagliari .
Cristian è un anarchico che a 16 anni scriveva di anarchia e a 18 aveva già pubblicato Le vene, l’anima. Il sangue, l’anarchia, non solo poesie ma un saggio sull’anarchismo nonviolento che ha creato discussione tra i compagni non solo sardi. Ed è arrivato all’anarchia dalla musica e dalla poesia, ascoltando i testi di quel De André catalano, Pino Piras, dichiaratamente libertario, morto giovane ma che ha lasciato una cultura risaputa in quel di Alghero. E Cristian è “catalano” di Alghero, di quell’isola culturale e linguistica nell’isola grande della Sardegna.
Qui ritroviamo poesie d’umore esplosivo ed ancora un saggio sulla rivoluzione con una foga d’amore che si può immaginare... “Alla fine siamo caduti sopra il fieno”. C’è la natura, osservata come a descrivere un momento di pausa e di ascolto della vita di Élisée Reclus e c’è la distruzione creativa di Michail Bakunin. Il riferimento del pensiero è a Pëtr Alekseevič Kropotkin, una delle sue prime letture, prima ancora di Errico Malatesta.
Ha trovato un giovane editore Catartica di Sassari che da subito ha creduto in lui, mettendolo nella collana “I diari della motocicletta”, facendo riferimento alla Poderosa del Che. La Sardegna ha una moltitudine di piccole case editrici che non lasciano disperdere la produzione sia tradizionale – la millenaria memoria orale testarda e dignitosa, familiare e grandemente femminile dell’interno – sia quella creativa e non solo cartacea. È una fortuna quale terreno di identità e autonomia che davvero si respira nell’isola, ma che fatica a svilupparsi in autogestione e indipendenza possibile, visto che in tutta la regione ci sono appena un milione e mezzo di abitanti, l’acqua non manca, due terzi del terreno è incolto e 35.000 ettari sono sporcati dall’occupazione militare italiana. Cristian si è posto negli scritti anche questo problema dell’autogestione condividendo un pezzo di strada coi compagni indipendentisti sardi e questo, volutamente, crea un’altra discussione che è bene coinvolga tutti.
Cristian ha vent’anni. Lo vedi alle iniziative libertarie – per Cospito o per l’indipendentismo sardo, contro le servitù militari o l’alternanza scuola-lavoro – con la bandiera nera dell’anarchia. Nera con la A cerchiata bianca e tutti sanno che cosa è perché da 150 anni ci sono anarchici in Sardegna “dae Portu Tùrre a Casteddu”, da Porto Torres a Cagliari .
Cristian è un anarchico che a 16 anni scriveva di anarchia e a 18 aveva già pubblicato Le vene, l’anima. Il sangue, l’anarchia, non solo poesie ma un saggio sull’anarchismo nonviolento che ha creato discussione tra i compagni non solo sardi. Ed è arrivato all’anarchia dalla musica e dalla poesia, ascoltando i testi di quel De André catalano, Pino Piras, dichiaratamente libertario, morto giovane ma che ha lasciato una cultura risaputa in quel di Alghero. E Cristian è “catalano” di Alghero, di quell’isola culturale e linguistica nell’isola grande della Sardegna.
Qui ritroviamo poesie d’umore esplosivo ed ancora un saggio sulla rivoluzione con una foga d’amore che si può immaginare... “Alla fine siamo caduti sopra il fieno”. C’è la natura, osservata come a descrivere un momento di pausa e di ascolto della vita di Élisée Reclus e c’è la distruzione creativa di Michail Bakunin. Il riferimento del pensiero è a Pëtr Alekseevič Kropotkin, una delle sue prime letture, prima ancora di Errico Malatesta.
Ha trovato un giovane editore Catartica di Sassari che da subito ha creduto in lui, mettendolo nella collana “I diari della motocicletta”, facendo riferimento alla Poderosa del Che. La Sardegna ha una moltitudine di piccole case editrici che non lasciano disperdere la produzione sia tradizionale – la millenaria memoria orale testarda e dignitosa, familiare e grandemente femminile dell’interno – sia quella creativa e non solo cartacea. È una fortuna quale terreno di identità e autonomia che davvero si respira nell’isola, ma che fatica a svilupparsi in autogestione e indipendenza possibile, visto che in tutta la regione ci sono appena un milione e mezzo di abitanti, l’acqua non manca, due terzi del terreno è incolto e 35.000 ettari sono sporcati dall’occupazione militare italiana. Cristian si è posto negli scritti anche questo problema dell’autogestione condividendo un pezzo di strada coi compagni indipendentisti sardi e questo, volutamente, crea un’altra discussione che è bene coinvolga tutti.
(Antonio Lombardo)
Lascia un commento