“Firmu” di Andrea Serpi: un album che fa riflettere sulla storia e l’identità della Sardegna
Andrea Serpi è un artista indipendente originario di Guspini che vive a Quartu, “Chitarrista/Compositore/Disturbatore”. Il suo amore per la musica lo ha portato a intraprendere un percorso che lo ha visto esibirsi in diversi locali dell’isola e a collaborare con altri artisti. La sua musica è caratterizzata da sonorità originali e raffinate che spaziano tra diversi generi, dalla ballad alla musica strumentale. Il suo disco d’esordio, Firmu, capace di unire musica e letteratura, è stato pubblicato il 7 marzo 2023 ed è composto da nove pezzi, tra cui due cover e brani scritti in lingua sarda.
1) Quali sono stati i tuoi principali punti di riferimento e le influenze musicali che hanno contribuito a formare il tuo stile?
Senza dubbio gli anni 90 sono stati la mia scuola di suoni e di cultura, dai CSI, Marlene Kuntz, Cristina Donà, Afterhours, Weezer, Karate e Ben Harper.
2) Come hai sviluppato il concept dell’album “Firmu” e quali temi affronta?
Il tema principale è la mia Terra la Sardegna, passando dall’inquinamento bellico alla strage di Montevecchio delle cernitrici, alla lingua materna e Gramsci. Lasciandosi poi cullare dai brani “Il silenzio è un’altalena” e “Sempre lì”, e alla leggerezza dei brani strumentali.
3) Puoi parlare delle collaborazioni che hai avuto con altri musicisti per la creazione del tuo album?
La prima con il Maestro Daniele Serpi nonché mio fratello, lavorando sullo sviluppo dei brani con tastiere e pianoforte, poi con il Maestro Emanuele La Barbera, grandissimo bassista ed un gusto musicale incredibile, e infine il grande Giò Mancosu del Foxi Studio fondamentale per il mastering e mix del Album. Ringrazio anche il grande Andrea Andrillo per avermi permesso di rivisitare nel mio stile, il suo brano “Cun su tempus”.
4) In che modo hai integrato la passione per la letteratura con la tua musica?
Vanno quasi di pari passo direi, mi piace suonare sotto un bel testo di un libro, mi piace unire le due cose, e collaborare con gli scrittori, come il brano “Sempre lì” in collaborazione con lo scrittore Davide Forte di cui è l'autore.
Vanno quasi di pari passo direi, mi piace suonare sotto un bel testo di un libro, mi piace unire le due cose, e collaborare con gli scrittori, come il brano “Sempre lì” in collaborazione con lo scrittore Davide Forte di cui è l'autore.
5) Come hai scoperto il libro “Andai nei boschi” di Zaira Zingone e perché hai scelto di utilizzare uno dei suoi testi per il primo brano del tuo album?
Essendo un appassionato lettore e trovando in Catartica Edizioni un posto magico da cui attingere per colmare la mia sete di lettura, mi sono imbattuto nel bellissimo libro di Zaira Zingone, che semplicemente leggendo le prime frasi del testo; “Quanto rumore fa questo silenzio, quanti suoni e pensieri lo abitano” mi hanno illuminato e ho buttato giù il primo giro di accordi!
6) I tuoi testi spesso affrontano tematiche legate all’identità culturale e alla storia della Sardegna. Come hai sviluppato questo interesse e perché cerchi di trasmetterlo attraverso la tua musica?
Amo la mia Terra e l’identità è importante per tenere viva la nostra storia e cultura, con la mia musica e la lingua sarda cerco di far arrivare a più persone possibili questo messaggio.
7) Il brano che dà titolo all’album, “Firmu”, affronta il tema dell’inquinamento bellico in Sardegna. Cosa ti ha spinto a scrivere su questo argomento e come pensi possa essere utilizzata la tua musica per sensibilizzare le persone su questa questione?
È un argomento che mi interessa, che rimane spesso in disparte, per questo ho scritto “Firmu” è come se il tempo si fosse fermato e nessuno si accorge di niente, nel mio piccolo cerco di lanciare il mio messaggio di attenzione su questo tema, ricordando che il 65 per cento delle servitù militari italiane si trova in Sardegna.
8) Alcuni dei tuoi testi hanno un’impronta sociale molto forte, come ad esempio “Su stragu de Montibèciu” che tratta la strage del 1871 descritta nel libro “Donne e bambine nella miniera di Montevecchio” di Iride Peis Concas. Qual è il tuo pensiero sull’importanza di portare alla luce questi eventi storici e perché pensi possa essere utile farlo attraverso la musica?
È un argomento che mi sta a cuore, per primo perché sono Donne e bambine che hanno perso la vita in condizioni difficili di lavoro, poi perché è la mia zona da dove provengo, anche mio nonno paterno aveva lavorato in miniera.
Penso che con la musica si possa arrivare a tante persone e perché no anche ai giovani, che mantengano vivo il ricordo.
9) Hai scritto una canzone strumentale, “Papà”, in memoria di tuo padre. Come hai scelto di esprimere il tuo ricordo attraverso la musica e qual è il significato di questo brano per te?
Grazie per questa domanda, mio padre è venuto a mancare nel 2021 dopo una malattia. Lui per me è stato molto importante, perché mi ha insegnato il lavoro e la passione per la musica, ho scritto il brano “Papà” mentre piangevo, pensando a lui e alla sua allegria che trasmetteva a tutti.
10) Nell’album hai anche una cover dei Karate, “This day next year”, cantata in sardo con il titolo “Oi s’annu chi benit”. Spiegaci le ragioni di questa scelta e il tuo rapporto con la lingua sarda.
Questo brano dei Karate l’ho sempre adorato e allora ho deciso di unire le mie passioni, musicali e linguistiche culturali.
Grazie all’aiuto di Tiziana Furcas, per la consulenza linguistica in lingua sarda siamo riusciti a fare questo brano dando un’impronta con la nostra lingua più importante e sentita.
11) Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito musicale?
I più imminenti di sicuro le presentazioni dal vivo dell’Album, da solista o in duo con il pianoforte, poi per il futuro sto già scrivendo dei brani per il prossimo Album.
(R. Rjo)
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