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Intervista ad Angus Bit


Abbiamo già parlato di Angus Bit su indielibri in occasione del suo precedente lavoro, Aria, uscito a novembre 2023 (Leggi l
articolo), e più recentemente, per il suo nuovo album NOBA, uscito il 14 marzo 2025 (Leggi l’articolo). In entrambi i casi, abbiamo raccontato il suo percorso artistico e la sua ricerca sonora. Musicista e produttore, Angus Bit ha saputo costruirsi una propria identità musicale, mescolando elettronica, downtempo, ambient e hip-hop con l’uso di campionatori, sintetizzatori e registrazioni ambientali. La sua musica nasce da un processo interamente artigianale, spesso senza l’ausilio di software e computer, in una continua esplorazione di suoni e atmosfere.
Con NOBA, Angus Bit prosegue la sua ricerca musicale e concettuale, dando vita a un lavoro completamente indipendente e autoprodotto. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo per approfondire le scelte artistiche e il processo creativo che lo ha portato alla realizzazione di questo nuovo progetto.

1) NOBA segna un nuovo capitolo della tua produzione musicale. Cosa rappresenta per te questo album e quale significato ha il suo titolo?

Ciao, innanzitutto vi ringrazio per il tempo dedicato a questo progetto.
Per me, NOBA rappresenta il pensiero costante di smettere, per poi finire con il rinnovarsi. La necessità di fermarsi e prestare attenzione a ciò che ci circonda, di esplorare altri suoni, di respirare. Non amo definire la mia musica, ma posso dire che questo album ha un suo suono ben definito ed è nato con naturalezza. Ha diversi significati al suo interno. Credo poi che ogni ascoltatore costruisca la propria rappresentazione. Mi sono accorto che quest’album è capace di suscitare diverse sensazioni, in modo soggettivo e versatile; alcune persone hanno espresso opinioni talvolta differenti e altre volte simili. Ha creato delle connessioni, questo è importante. Per quanto riguarda il significato del titolo, è un anagramma, è un acronimo.

2) Questo album è stato realizzato senza l’uso di computer e software di produzione musicale, il che lo rende ancora più unico. Per i non addetti ai lavori, puoi spiegare meglio in cosa consiste il processo compositivo che ti ha portato a realizzare NOBA in questo modo?

Solitamente uso sempre questo processo “quasi” analogico, non compongo la musica al computer tramite DAW, preferisco suonare avendo un rapporto diretto con gli strumenti. Per me, comporre al pc risulta un processo stressante, dunque mi limito a registrare ciò che suono e poi lavorare al computer per la post produzione del suono. Mi piace lavorare in questo modo sia perché riesco a rilassarmi ed a stimolare la creatività, sia perché tengo molto alla componente umanizzante della macchina. Per componente umanizzante della macchina mi riferisco ad uscire fuori dagli schemi, andare oltre i preset, ricercare il suono e l’errore in modo tale da creare delle caratteristiche che sfociano in un risultato sonoro personale.

3) Nel brano “NOBA”, le sonorità richiamano un’ambientazione che sembra evocare la cultura e l’ambiente sardo, grazie all’uso delle campane da pascolo. Questa scelta appare come un ponte tra la modernità del suono e un’atmosfera che richiama la tradizione e la terra. Quanto è importante per te la Sardegna, sia a livello artistico che concettuale?

Tutto l’album è una totale coesione tra ambienti naturali, urbani e musica umanamente organizzata. In ogni brano vi sono paesaggi sonori che ho provato a usare e manipolare come fossero strumenti musicali integranti. Per questo brano in particolare ci sono alcune campane da pascolo registrate sul campo. Sinceramente, non ho pensato di attribuire un preciso significato o legame con terra e tradizioni, mi piaceva semplicemente il suono e come è riuscito a mischiarsi. Nella mia testa questo brano è eseguito da una piccola orchestra da camera.
Riguardo la Sardegna, è un centro di creazione artistica molto rilevante ed ha un rapporto essere umano e ambiente particolare. Diversi luoghi e persone sono fonte di apprendimento e ispirazione. Così come le controversie che affliggono l’isola - lo sfruttamento, il modo in cui viene deturpata, i limiti invalicabili, inaccessibili , il nostro modo di viverla e di provare a sopravviverci - sono anch’esse fonte di ispirazione e soprattutto di riflessione. Dunque un ponte di collegamento è inevitabile.

4) Hai lavorato a questo album in totale autonomia, dall’ideazione alla produzione finale. Cosa significa per te l’indipendenza artistica?

Per me, è fondamentale, è un fattore che a dire il vero ho sempre avuto sin dai primi lavori. Fino ad ora non ho mai lavorato con grosse etichette discografiche che hanno prodotto o finanziato i miei lavori, dunque anche gli album/ep/singoli pubblicati in precedenza con delle etichette indipendenti sono sempre stati da me pensati, suonati e autoprodotti.

5) Nel brano “Weido” hai collaborato con Riccardo Spada (Feruja). Come è nata questa collaborazione e quale valore aggiunto ha portato al disco?

Premetto che inizialmente non volevo includere collaborazioni nel disco, ma quella con Riccardo è nata spontaneamente e mi è subito piaciuta. Le idee cambiano. Con lui suoniamo insieme in un altro progetto musicale dal nome “Feruja” (nel quale sono stato coinvolto da lui e Andrea Balia, i fondatori del gruppo). Inizialmente il brano di NOBA che gli proposi era un altro. Avevo abbozzato alcune linee vocali e mi piaceva l’idea che potesse cantarle lui. Poi, durante la creazione abbiamo provato nuove strade, l’idea di partenza è stata accantonata e abbiamo sperimentato su una bozza strumentale di “Weido”. Il risultato è piaciuto a entrambi, dunque ci abbiamo lavorato e il risultato è quello udibile nella traccia n.2. Per me, il suo contributo ha aggiunto un valore importante al progetto. È un ottimo musicista, entrambi ci siamo presi bene e siamo soddisfatti del risultato.

6) Sei stato parte di diversi progetti, alcuni legati alla Sardegna, con esperienze che spaziano dal musicale al teatrale, dal radiofonico all’audiovisivo. C’è qualche progetto o esperienza in particolare che ti ha segnato profondamente, e in che modo ha influenzato il tuo lavoro?

Alcuni progetti mi hanno segnato più di altri, in maniere differenti. Oltre i diversi risultati e percorsi, l’influenza più incisiva sul mio lavoro penso sia stata quella di poter conoscere e provare con altri musici che non conoscevo, mescolando suoni e creatività. Mi ha fatto conoscere nuovi luoghi e alcune belle persone (con qualcuno ogni tanto ci sentiamo).

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