Il 18 ottobre 1834 muore Isabelle de Gélieu, scrittrice e traduttrice svizzera

Controtempo

Isabelle de Gélieu morì il 18 ottobre 1834, lasciando un’eredità fatta più di scelte e tensioni interiori che di vastissima produzione: la sua vita appare come un crocevia tra obblighi familiari, passioni intellettuali, le lingue e le idee che agitavano l’Europa. Fin da ragazza venne mandata a Basilea a studiarsi il tedesco nel collegio di sua zia Esther Mieg; un’esperienza che non era solo scolastica, ma un’apertura culturale: apprendere una lingua significa entrare in un altro mondo, abbracciare un diverso modo di pensare. Tornata a Colombier, dove suo padre esercitava come parroco, entrò in corrispondenza con Isabelle de Charrière, che ebbe un ruolo decisivo nella sua vita. De Charrière intuì il suo talento, la guidò nello studio dell’inglese, la incoraggiò a tradurre il romanzo Nature and Art di Elizabeth Inchbald, permettendole di affacciarsi su una letteratura femminile inglese che poteva parlare di sentimenti, natura, arte e società.

La tensione tra le aspettative sociali e la sua aspirazione personale si manifestò quando la sua famiglia volle organizzarle un fidanzamento a lei inviso; fu ancora de Charrière a spronarla a rifiutarlo. Nel 1801 sposò Charles-Ferdinand Morel de Corgémont, pastore, una scelta che sembrò più accettabile ma non priva di compromessi. Pur in un matrimonio imposto in parte dalle convenzioni, Isabelle riuscì a coltivare una visione propria, segnata da idee più liberali, da un interesse verso il mondo che la circondava, nonché da un impegno concreto: quando i moti del 1830 scuotevano l’Europa, la sua casa accolse profughi svizzeri e polacchi.

Era donna di fede e di tradizione, ma anche di conflitto interiore: la sua famiglia aveva radici monarchiche, in particolare quelle neocastellane, che richiedevano fedeltà a certe istituzioni e valori. Isabelle invece nutriva simpatia e adesione verso libertà civili, democrazia, apertura. Queste idee non furono mai esibite con la prepotenza di un manifesto, ma nell’azione quotidiana, nella traduzione, nell’accoglienza, nella scelta di perseverare nei propri interessi intellettuali anche quando erano difficili da conciliare con le aspettative familiari.

Traduttrice e scrittrice, Isabelle de Gélieu non fu figura di pubblico clamore, ma il suo percorso personale ha molto da insegnare: come la libertà culturale si costruisce anche attraverso piccoli gesti, come l’identità si plasma nella mediazione tra radici e mondo. Muore nel 1834, ma ciò che ha seminato rimane: una testimonianza intima e varia sulla condizione femminile, sul ruolo della donna che scrive e traduce, sul conflitto tra obbedienza e autonomia, tra eredità e innovazione.

(Salvatore Palita)

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