"Vittime e Carnefici". In uscita ad ottobre il romanzo d'esordio di Ignazio Pallini
Ignazio Pallini nasce nel piccolo paese abruzzese di Atri, in provincia di Teramo, il 23 ottobre 1979. Attualmente vive a Imola con la compagna e la figlia di tre anni. Lavora come ingegnere chimico, coltivando nel frattempo la sua passione per l’arte e la letteratura. Inizia a scrivere una sorta di diario-sfogo che, dopo alcuni anni di gestazione, diventerà “Vittime e Carnefici”, il suo romanzo d’esordio, che presentiamo oggi attraverso questa intervista che ne anticipa l’uscita prevista per il 19 ottobre.
- Il 19 ottobre esce il tuo libro d’esordio “Vittime e Carnefici” pubblicato da Catartica Edizioni nella Collana In Quiete, che in concreto rilancia la programmazione editoriale con la pubblicazione dei libri nella sua collana di punta. Raccontaci brevemente la trama del tuo libro.
La svolta ci sarà durante una grande festa che il nuovo capo della sua ragazza Giulia organizzerà per dare, apparentemente, il benvenuto ai suoi dipendenti e concittadini, ma che in realtà nasconde un’ombra che si allunga dal passato. Qui succederà qualcosa che deciderà per lui e che lo allontanerà da Giulia.
Da quel giorno, entrambi subiranno un radicale cambiamento rispetto alle loro vite precedenti, che li porterà inevitabilmente a confrontarsi con quello che credevano di sapere di sé stessi e infine, a comprendere che, dopotutto, nella vita non si può essere altro che pedine di un gioco di cui non si conoscono le regole e che le conseguenze di un’azione non possono che essere imprevedibili.
Naturalmente attorno a Sam e Giulia gravitano altri personaggi con le loro storie e le loro originali interpretazioni della vita, soprattutto espresse davanti ad uno o più Long Island; si veda per esempio il capitolo quattro, dove Sam e Giulia fanno a gara per vedere chi ne riuscirà a bere prima dieci.
Da quel giorno, entrambi subiranno un radicale cambiamento rispetto alle loro vite precedenti, che li porterà inevitabilmente a confrontarsi con quello che credevano di sapere di sé stessi e infine, a comprendere che, dopotutto, nella vita non si può essere altro che pedine di un gioco di cui non si conoscono le regole e che le conseguenze di un’azione non possono che essere imprevedibili.
Naturalmente attorno a Sam e Giulia gravitano altri personaggi con le loro storie e le loro originali interpretazioni della vita, soprattutto espresse davanti ad uno o più Long Island; si veda per esempio il capitolo quattro, dove Sam e Giulia fanno a gara per vedere chi ne riuscirà a bere prima dieci.
- “Vittime e carnefici” sarebbe dovuto uscire a fine marzo ma per via delle misure anti-covid la casa editrice ha dovuto rivedere la programmazione delle sue pubblicazioni. Come hai vissuto quel periodo e come vedi il futuro della cultura e dell’arte in uno scenario incerto come quello creato dalla crisi sanitaria in corso?
Per contro, il mondo della cultura ha subito e credo che continuerà a subire colpi durissimi, come tutti i settori che si basano sulla socialità, sulla fisicità e l’aggregazione, inoltre la dematerializzazione offerta dalle nuove tecnologie penso possa essere usata soltanto nel breve periodo, per la gestione del transitorio, ma che in futuro la cultura dovrà in ogni caso ricostruirsi, magari in maniera più coinvolgente e partecipativa, una volta che la pandemia sarà finita.
- Parlaci di come è nata la passione per l’arte e per la scrittura e come nasce questo tuo primo lavoro.
Per quanto riguarda il libro, penso che l’esigenza di scrivere nasca sempre in momenti di scompenso e squilibrio interiore. Così “Vittime e Carnefici” e nato come sfogo, come un diario in cui riversare tutto l’eccesso che avevo dentro. Il motore di tutto è stata la nascita di mia figlia Giulia, che mi ha messo di fronte a un nuovo scenario di responsabilità e aspettative e percorsi obbligati che non sapevo ancora se avrei voluto seguire. Ho preso tutta la paura, l’eccitazione, le speranze e le frustrazioni che avevo dentro e gli ho dato una forma propria, del tutto nuova.
L’ho terminato nel giro di un anno, scrivendo nei ritagli di tempo, soprattutto di notte, sempre mantenendo una visione interiorizzata mentre scrivevo, mai pensando che un giorno potesse essere letto da qualcuno. Questo ha dato al libro un taglio a tratti un po’ ingenuo e spontaneo, ma a mio avviso, lo ha mantenuto vero e reale, lontano da artifici stilistici e prese di distanza che l’avrebbero inevitabilmente indebolito.
- Cosa ha influito infine nella scelta della casa editrice e come ti sei trovato nelle fasi che precedono la realizzazione vera e propria del libro?
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