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“Six” di Elena Molgora

 
Il 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sullAutismo, istituita nel 2007 dalle Nazioni Unite. La ricorrenza richiama l’attenzione La Giornata vuole sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle necessità e sui diritti delle persone nello spettro autistico e su quelli delle loro famiglie.

In occasione di questa ricorrenza indielibri ha deciso di pubblicare il racconto “Six” di Elena Molgora, menzione d’onore nella seconda edizione del Premio Letterario “Tene Tene” indetto da Catartica Edizioni e dedicato alla letteratura per l’infanzia. Racconto che ha dato il titolo alla raccolta Six e altri racconti.


Six
di Elena Molgora

Sono un bambino come gli altri, vivo bene, in salute e ho tanti amici. Sì, questa è veramente una bella storia a lieto fine, niente di speciale.

Ma il mio racconto non è di questo genere.

Io mi chiamo Giacomo ma per altri sono anche Giammy, Giacomino, Giammico, Giaco… in ogni caso, rimango lo stesso di quattordici anni fa, quel bambino ossuto e piccolino, all’apparenza normale, ma se comincerete a parlarmi capirete che non lo sono; sicuramente, non vi risponderò e non vi guarderò neanche.

Io sono sempre stato in questo modo, già dall’inizio della mia esistenza, lo capirono anche i miei genitori quando mi videro mettere i pupazzi in ordine di altezza o quando raggruppai i lego in colonne suddivise per colore o quando creai una lunga coda di macchinine disposte per tutta la casa.

In ogni caso non spaventatevi, sono innocuo: non urlo, non parlo, non mi lamento, non danneggio, non sono iper vivace… mi definirei un ragazzo semplice, questo è il mio parere; però mamma e papà non la pensano allo stesso modo, dicono che io sia strano, esattamente, autistico. Non significa che io sia anche muto perché, in realtà, comunico assai ma a modo mio, attraverso numeri e linee, che scrivo sul mio quaderno rosso scarlatto che ha un totale di 80 pagine e 1700 righe delle quali 1250 occupate da me.

Come avrete capito sono un ragazzo di poche parole. Infatti dissi la prima all’età di 7 anni, quel giorno venne trasformato nel mio secondo compleanno, ciò determinò l’aumento di regali, di giochi… ora dovrei pensare “Wow, che sballo!” e invece no, è la cosa più noiosa, preceduta dalle tirate di guance dei nonni.

Per fortuna per questi eventi, mi sono preparato bene, ormai è da più di dieci anni che uso le stesse modalità: andare in cucina, intravedere i loro sguardi speranzosi, guardarli per qualche nanosecondo, prendere il gioco e portarlo nella Camera della polvere, paradiso dei bambini comuni, poiché contiene quasi tutti i giochi del negozio Toys.

Il mio paradiso, invece è la mia cameretta, mentre sto sdraiato sul letto, con un libro di matematica e il mio compagno di viaggio, il quaderno.

Ho anche altri desideri, come quello di riuscire a contare tutti i numeri, pur essendo infiniti.

Sognare è facile ma avverare i sogni è complicato. Ogni giorno desidero qualcosa ma niente accade, fino all’altro “entusiasmante” compleanno. Mi svegliai come al solito, alle 8:35; per arrivare in cucina feci quindici passi durante i quali pensai a come avrei potuto mettere un altro gioco sopra quell’enorme catasta di polvere e scarti.

In cucina, trovai davanti a me, un enorme pacco, con dietro i miei genitori che avevano un comportamento insolito e un sorriso inquietante stampato in faccia.

Mi insospettii, ma mantenni la stessa espressione del viso, indifferente, che dopo poco tramutò in “Preoccupata” perché mi accorsi che lo scatolone si mosse. Allora pensai al peggio; e se fosse stato un robot?! Io li O-D-I-O. Tempo sprecato dell’uomo, inutili pezzi di latta, ossidati in un unico corpo instabile, e quella voce robotica che potrebbe irritare anche un Budda. Durante i miei pensieri catastrofici, venni sconcertato da una cosa ruvida che mi sfiorò la mano. Feci un piccolo balzo all’indietro prima di accorgermi che fosse un robot coi capelli dorati. Poi la mamma ruppe il silenzio e disse: «Lui sarà il tuo nuovo compagno di avventure.» Io la fissai, per la prima volta, più di un secondo e mezzo, in seguito tornai in camera a vedere se il quaderno fosse ancora vivo, ma a 7 passi, l’animale dorato mi seguì e, quando presi la sua attenzione, lui si girò, io lo seguii, l’Essere, raccolse da terra un solido sferico giallo-verde che posò davanti ai miei piedi. Non capii. Con l’istinto dello scienziato, raccolsi la sfera; a quel punto saltò portando la sua faccia verso la mia. Nessuno era mai stato tanto vicino a me e viceversa.

Quel giorno consumai 1117 calorie, quando di norma solo 800 e non fu l’unico fatto strano, ora che ci penso, ieri, non avevo contato i passi totali, visto che mi fermai agli undici che feci la mattina.

Forse sto diventando strano seriamente o forse pazzo? Colpa di quel cane o magari Grazie a quel cane? di domande ne avevo tante ma di risposte solo alcune, indefinite e poco affidabili, visto che provenivano da voci della mia testa. In mezzo ad esse, se ne schiarì una: chi è questo “Robot col pelo?” la risposta era molto semplice: fa parte di una razza canina, detta Golden Retriever, è un quadrupede, quattro gambe motrici e un enorme cuore a propulsore. Questa era l’affermazione più ovvia, la seconda: è un “Essere”, spelling, E-S-S-E-R-E, tre vocali e tre consonanti per un intero di sei lettere; “Sei”… “Six… Però, per confermarlo, avevo bisogno di una prova concreta, così glielo sussurrai, a quel punto sentii un picchiettio sul pavimento e vidi sbucare due grandi occhioni nero catrame che contrastavano il colore dorato del suo mantello. Così ebbe il nome.

Quel giorno, decisi di trasformarlo nel suo compleanno, giusto per infastidirlo, con le tirate di orecchie e, perché no, creare una stanza di polvere anche per lui.

Era bello condividere le passioni con qualcuno, magari non ricambiava, ma ti faceva comunque sentire simile. Era proprio questo che lo rendeva unico, lui sapeva accudirti, come farebbe con l’ultimo della cucciolata. Ancora una volta dimostrò il suo grande cuore puro.

Inoltre, grazie a lui superai il tragitto che compivo quasi ogni giorno, per andare fino allo psicologo, un altro elemento noioso ed insignificante della mia vita, alla pari dei robot o delle tirate di orecchie. Camminai per 3259 metri, l’equivalente di 3.259 km. con più di 4.500 passi, percorrendo tutto il quartiere circostante.

In quell’arco di tempo, mentre Six mi tirava verso un cestino, inciampai su una crepa del marciapiede. Panico, il ginocchio venne ricoperto da un liquido rosso di emoglobina, conosciuto anche col nome di sangue che continuava a scorrere, fino a quando venne bloccato da un fazzoletto bianco, tenuto da una ragazzina; era alta poco più di un metro, aveva boccoli biondi che le ricadevano sulle spalle inanellandosi graziosamente e, quando vide il mio compagno di passeggiata, i suoi grandi occhi turchesi, incominciarono a splendere.

Lei mi guardò per qualche istante e io ricambiai, rimanendo allibito per qualche secondo, perché, era tutto così in surreale che mi sembrava un angelo che mi stesse accarezzando la ferita. In quei momenti di semi trance, la osservai pure io, ma dentro. Non mi era mai capitato qualcosa di simile…

I miei pensieri complicati, vennero interrotti dalla sua voce delicata, che disse: «Io sono Annabelle, tu?» Panico. Aveva fatto una domanda, di conseguenza doveva esserci una risposta, che io non avevo. Lei non si arrese e disse: «Ti va di fare un giro?» Dopo mi girai verso Six, mi stava fissando, aveva uno sguardo intenso, che rifletteva felicità, non era solo la sua, ma anche la mia.

Ero felice, finalmente trovai un paradiso, non più di numeri, bensì di allegria. Ora avevo capito chi fossi veramente e chi volevo essere, mi sentivo vivo.

ISBN: 978-88-85790-27-8
Autori: AA.VV.
Editore: CATARTICA EDIZIONI
Anno: 2019
Genere: NARRATIVA 
Collana: TENE TENE
Prezzo: 13.00 €
Nº pagine: 128
Dimensioni: 15*21 CM





Six e altri racconti

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