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Intervista a Sabrina Mills: Tra scrittura e coscienza sociale


In occasione della prima giornata del festival “Sas Puntas - Pagine di Terra”, il 15 settembre a Tissi, Sabrina Mills porterà la sua esperienza letteraria e il racconto “Il paese dei Galli”, presente all’interno dell’antologia Il messaggio del vento, pubblicata nel gennaio 2024 da Catartica Edizioni. Autrice di due romanzi e una raccolta di racconti, Sabrina è un volto noto negli ambienti culturali sassaresi e non solo. Oltre alla scrittura, ha curato nel 2020 un progetto editoriale con finalità benefiche e si è formata come correttrice di bozze nel 2022. In vista della sua partecipazione al festival, l’abbiamo intervistata per approfondire il suo percorso creativo e i messaggi dietro i suoi lavori.

1) Hai una lunga esperienza nella scrittura, con due romanzi e diverse antologie. In che modo la tua formazione e il tuo percorso letterario si sono evoluti dal tuo primo esperimento narrativo nel 2012 a oggi?

Per usare un luogo comune, devo dire che è passata parecchia acqua sotto i ponti: Quando mi sono avvicinata alla scrittura, in quell’ormai lontano 2012, a parte saper scrivere in italiano sapevo ben poco di tutto quello che regola l’arte della scrittura: non avevo mai sentito parlare di tecniche, di regole, di viaggio dell’eroe o di cliffhanger. La sola d eufonica, di fronte alla quale oggi rabbrividisco, allora era un qualcosa di acquisito a scuola e su molti giornali, oltre che su tanti classici della narrativa. Con il mio primo vero romanzo, Destini Incrociati, le cose non sono cambiate molto, tranne l’idea di base che era molto buona. Nel frattempo ho studiato, ho scritto racconti (molti dei quali inseriti nella mia antologia), mi sono confrontata con tanti altri autori esordienti su gruppi Facebook. E ho iniziato a capire i miei errori e affinare la mia scrittura che è in continua evoluzione. Da allora non ho smesso di scrivere e finché avrò qualcosa da raccontare continuerò a farlo.

2) Il tuo percorso artistico ti ha visto coinvolta anche in progetti con finalità benefiche. Pensi che la scrittura e, più in generale, la cultura debbano occuparsi in modo più diretto e manifesto di tematiche sociali e questioni cruciali, come quelle poste al centro del festival, come guerra, autodeterminazione e tutela ambientale?

La scrittura e con essa la narrativa, ha dato voce ai popoli per mezzo dei letterati, ne ha incarnato i malumori, i soprusi perpetrati da opulenti dittatori. I libri non servono solo a intrattenere ma sono il perfetto strumento per raccontare ad altri le difficoltà delle persone, per denunciare storture o portare chi vive al caldo dei propri appartamenti nei teatri di guerra, nelle strade dove si vive tra le bombe, e ogni tema sociale va altrettanto bene. Ma affinché questo si realizzi ci vuole un lettore attento a certi discorsi e che abbia voglia di guardare oltre il proprio ego, che non chiuda quel libro dopo la prima pagina perché annoiato da qualcosa che pensa non lo riguardi. In questi anni ho partecipato a due antologie sulla violenza di genere, un’altra durante la pandemia e tutte a scopo benefico. Quasi tutti i miei lavori vertono su temi sociali, non perché voglio trasmettere qualcosa, ma perché è la mia natura e mi viene naturale parlare di emarginati, di giustizia, di inclusione. Mi piace dare voce a chi non la ha.

3) Il tuo racconto “Il paese dei Galli” è inserito nell’antologia “Il messaggio del vento”, un progetto nato dal premio “Cóntra. Racconti brevi di guerra”. Qual è stata la tua ispirazione per scrivere questa storia?

Il racconto è tratto da un manoscritto in lavorazione da anni e che prima o poi terminerò. L’idea di base è quella che in parte ho trattato in queste pagine. Per quanto si provi a cancellare dalla mente ciò che di brutto si è vissuto, resterà sempre traccia nelle nostre menti, pronto a riaffiorare in occasione di qualche evento scatenante. Ma è anche il modo per riflettere su ciò che succede a chi le guerre le vive in prima persona, ai danni che subisce per decisioni prese da chi siede nella stanza dei bottoni. Il film Rambo ha raccontato molto bene il destino di chi è stato nel Vietnam, dimenticato da chi l’aveva spedito là e osteggiato da chi era rimasto.

4) Cosa speri di trasmettere al pubblico attraverso la tua partecipazione al festival e la presentazione del tuo racconto?

Spesso mi chiedono quale messaggio ho voluto trasmettere con i miei racconti e romanzi e la risposta, più o meno, è sempre la stessa. Chi scrive racconta la propria storia, intesa come idea inziale che prende corpo nel libro, poi sta a chi legge far suo il proprio pensiero e trarre da quelle pagine l’insegnamento che desidera o, perché no, non trovarlo affatto. Per questa volta sarò felice se potrà passare il concetto che tutte le guerre sono ingiuste, non solo quelle dietro casa e con interessi che ci riguardano; che le occupazioni non sono solo quelle militari, ma anche quelle autorizzate per decreto a favore di pochi individui e a danno di un’intera regione. Dovremmo fermarci a ragionare e ripensare la nostra vita, con in mente una direzione precisa che tuteli il nostro mondo, a partire da ciò che sta oltre il nostro giardino.


Festival Letterario Sas Puntas
Contatti e Informazioni
https://www.saspuntasfestival.org/
Cell. +39 328 1358752

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