Centro storico e tag sui muri: la videosorveglianza non è la soluzione
Recentemente, il sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia, ha pubblicato su Instagram un video [ https://www.instagram.com/p/DBoRt12iN4q/ ] in cui denuncia le scritte sui muri dei palazzi storici del centro cittadino. Con indignazione, ha promesso un giro di vite contro vandalismo e “volgarità”, accompagnato da parole dure e slogan che sembrano pescare dal repertorio delle destre più borghesi e reazionarie.
Questa presa di posizione dovrebbe aprire un dibattito a Sassari sulla cultura urbana e sulle politiche di controllo. Tuttavia, dobbiamo fare i conti anche con il cattivo stato di salute dei principali mezzi di informazione locali, spesso allineati a una visione unica, quella di chi governa.
Nulla di nuovo, quindi: al disagio sociale si risponde con sorveglianza, alla richiesta di espressione con repressione e controllo. Ancora una volta, una politica di Palazzo cieca al contesto, che vede il centro storico come una cornice da mantenere immacolata, ignorandolo come specchio della società. Una politica lungimirante, invece, offrirebbe spazi di espressione per chi vuole comunicare un disagio, per chi sente il bisogno di lasciare un segno e non trova un’identità nelle strade della città, spesso abbandonate al degrado e all’incuria.
Ogni scritta è il prodotto di una realtà che si confronta con il mondo. Che sia vandalismo, rabbia, o arte, si tratta di una reazione alla società. La risposta del sindaco è invece intrisa di retorica, perfetta per raccogliere consensi sui social ma vuota per chi vive davvero il centro storico. E i problemi più seri? Dove sono le parole sui recenti furti nelle scuole e nei negozi del centro, o sul fenomeno delle auto incendiate, che colpiscono e preoccupano i cittadini? Non lo scrivo per fare benaltrismo ma per richiamare a un senso di responsabilità chi amministra, problemi che richiedono più di un video su un social e la promessa di stanziamento di “centinaia di migliaia di euro” in videosorveglianza ma che riguardano lo stato di povertà e la profonda crisi che attraversa la nostra città.
Dove sono inoltre le iniziative concrete per il centro? Il silenzio incombe sullo stato di abbandono dei vicoli, sulla ghettizzazione delle fasce più deboli, e sull’urgenza di valorizzare le bellezze nascoste che potrebbero rivitalizzare queste strade. Più facile cancellare una scritta che investire energie e idee per affrontare la vera sfida: rigenerare il centro storico e restituirlo ai cittadini.
Un centro storico dovrebbe essere molto più di uno spazio vigilato e pulito: è il cuore pulsante della città, e il nostro ha bisogno di vita e partecipazione. Altrimenti, i palazzi restaurati e videosorvegliati rimarranno solo una facciata deserta, mentre chi ci vive si sentirà sempre più isolato. Non è così che si cura un centro storico, e non è così che si risponde alla richiesta di identità e appartenenza dei suoi cittadini.
La vera sfida, allora, è aprire spazi di espressione e dialogo, dare voce alle realtà che animano i vicoli, mettere in rete artisti e associazioni, e alimentare un dibattito concreto che non si esaurisca in uno sfogo sui social.
(Giovanni Fara)
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