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“Su testamentu de sa ‘erbeghe” di Antonio Are: Testamento della Sardegna pastorale


Venerdì 15 novembre, dalle ore 18:00, la Casa Mesina Cardia di Olzai accoglierà la presentazione di Su testamentu de sa ‘erbeghe (Il testamento della pecora), un racconto in sardo scritto da Antonio Are e pubblicato postumo nel 2024 dalle edizioni Passato e Presente. Questo testo, a cui il curatore Andrea Deplano ha aggiunto una traduzione in italiano, sta raccogliendo interesse in tutta l’isola e arriva a Olzai dopo il successo delle presentazioni di Bolotana e Macomer.

La serata vedrà la partecipazione di Giovanna Are, sorella dell’autore e già insegnante presso la scuola media di Olzai, di Sìrbiu Orrù Mele e di Luca Sedda. Saranno inoltre esposte le suggestive fotografie in bianco e nero, successivamente colorate a mano, di Massimo Golfieri, che accompagnano e amplificano l’immaginario del racconto. L’evento offrirà anche letture del testo e intermezzi musicali.

Antonio Are, intellettuale e artista poliedrico, scomparso nel 2019, presta in quest’opera la propria voce della pecora che diventa qui un simbolo della Sardegna pastorale. Attraverso questo punto di vista, la narrazione si fa testimonianza di una cultura, un tempo e un mondo che scorre fra fiaba e realtà. La pecora diventa portavoce di memorie collettive, guidando e ammonendo le compagne del gregge e osservando lo scorrere delle vite umane, animali e naturali in un susseguirsi di immagini e sensazioni.

Su testamentu de sa ‘erbeghe si presenta dunque come un testamento di una Sardegna che percorre le vie della cultura materiale, del lavoro, della produzione e della transumanza, fino alla modernità. Con un linguaggio denso ed evocativo, il libro esplora la storia e l’anima del mondo pastorale sardo, arricchito dai contributi di intellettuali e artisti come Alberto Masala, Fabiola Ledda e Banne Sio, e dallo stesso Andrea Deplano, che ha curato glossario e materiali didattici.

Questo lavoro, che si propone anche come strumento didattico per le giovani generazioni, invita i lettori a immergersi in un mondo pastorale che va oltre l’ovvio e lo stereotipato, guidando il pubblico verso una riflessione profonda su identità, lingua e tradizione.

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