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Andrea Serpi – Apu intèndiu su bentu. Il nuovo album per Il Cenacolo di Ares


Dopo l’uscita nel 2023 del primo album autoprodotto Firmu, Andrea Serpi torna con un nuovo lavoro discografico: Apu intèndiu su bentu, pubblicato il 13 giugno 2025 dal Cenacolo di Ares, casa editrice ed etichetta indipendente sarda.

Un disco interamente in lingua sarda, accompagnato da un libretto con le traduzioni, che segna un’evoluzione artistica e stilistica significativa. Da una parte, l’autore resta fedele a un suono originario, a un tratto distintivo e riconoscibile in cui la sua chitarra mantiene uno spazio centrale; dall’altra, raggiunge una maturità più consapevole, con ritmi ipnotici e melodie raffinate che costruiscono un’atmosfera intensa e incalzante, a tratti malinconica.
Un viaggio sonoro dentro la storia e l’identità della Sardegna, che non dimentica di raccontare la tragedia palestinese e le sfide attuali che attraversano la nostra terra. A completare il quadro, alcuni brani più introspettivi che rendono ancora più caratteristico e prezioso questo album composto da undici tracce.

Il titolo – che in italiano significa “Ho sentito il vento” – allude a un cambiamento, a un soffio di speranza per un futuro diverso e migliore. I brani raccontano storie, personaggi, memorie collettive e ferite ancora aperte.
In “Leonora”, Serpi canta le gesta della regina Eleonora d’Arborea, donna forte e visionaria che alla fine del Trecento istituì leggi per tutelare le donne dalle violenze, anticipando una emancipazione della donna ante litteram. Il brano è arricchito dalla collaborazione di Marco Lai alla chitarra e dalla voce femminile di Anna Tea Salis, che donano al pezzo una delicatezza e una forza espressiva ancora più marcate.
Con “Bugerru” si rievoca l’eccidio del 1904, uno dei primi scioperi della storia italiana finito nel sangue, pezzo che vede la collaborazione del chitarrista Giacomo Deiana.
“Terra acacigada” (Terra calpestata), realizzata con la collaborazione di Andrea Andrillo, è il pezzo dalle sonorità più rockeggianti dell’intero album, con un riff di chitarra e assoli che richiamano un’atmosfera melodica dalle sfumature mediterranee fuse a elementi rock. Il pezzo denuncia la deforestazione sarda operata dai Savoia e l’impatto dell’Editto delle Chiudende, fino ad arrivare alla contemporanea “colonia energetica” in cui rischiamo di trasformarci.
“Cixerri”, brano strumentale realizzato in collaborazione con il sassofonista Valter Mascia, è un omaggio a un fiume e a un territorio ricco di storia.
In “Chi deu mi depia morri”, Andrea recita una poesia del poeta palestinese Refaat Alareer – ucciso in un raid israeliano nel dicembre 2023 – tradotta in sardo, con la presenza al pianoforte di Daniele Serpi. Un brano che esprime solidarietà a una terra martoriata ma che continua a resistere con dignità e speranza: 
“Chi deu mi depia morri / chi partat intzandus una spera / e chi s’acabbu cosa mia siat unu contu.”

Non mancano riflessioni sulla salute mentale, con il brano che dà il titolo al disco, caratterizzato dalla presenza al basso di Salvo Coppola, bassista siciliano dei Pupi di Surfaro, e sull’amore e la vita con “No ses benia”, “Ariseru” e “Custu mangianu”, che vedono la partecipazione dello scrittore Ivo Murgia come autore di tutti e tre i brani e interprete dell’ultimo.
Il disco si chiude con due cover: “Sodigamì” (Raggiungimi) di Igor Lampis e una rilettura intensa dell’inno “Procurade ‘e moderare” del celebre poeta sardo Francesco Ignazio Mannu.
La bellissima immagine di copertina è un lavoro di Mastrodascia Federico Coni di Ales.

Apu intèndiu su bentu è uno di quei dischi che si fanno ascoltare e riascoltare, che ti restano addosso e dentro, come il vento che arriva e che smuove le coscienze.

(Redazione)

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