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Tokyo Sympathy Tower. Ne parliamo con Matteo Fumagalli


Matteo Fumagalli
, responsabile della comunicazione per L’Ippocampo Edizioni, si trova oggi a raccontarci una scelta editoriale che unisce coraggio e sensibilità culturale: la decisione di portare in Italia Tokyo Sympathy Tower di Rie Qudan, romanzo vincitore del prestigioso premio Akutagawa 2024. Un’opera che, attraverso la costruzione di una torre-prigione futuristica, affronta temi complessi come l’appiattimento cultura e la realizzazione di forme di controllo sociali operate da sistemi tecnocratici. In questa intervista per indielibri, Fumagalli ci guiderà dietro le quinte di questa pubblicazione, svelando cosa ha portato L’Ippocampo a scommettere su un testo così originale e quale visione editoriale anima la casa editrice nel portare avanti progetti che gettano uno sguardo sulla letteratura internazionale.

1) Il premio Akutagawa è l’evento letterario più seguito in Giappone, ma con 
Tokyo Sympathy Tower sembra essersi trasformato in un caso globale. Secondo te, nel mondo editoriale giapponese c’era la consapevolezza che l’uso dichiarato dell’intelligenza artificiale avrebbe suscitato clamore a livello internazionale?

La reazione da parte del pubblico giapponese sulla pubblicazione è stata certamente accompagnata da dibattiti e clamore, ma con un’accezione molto diversa rispetto all’atmosfera “scandalistica” derivata dalla stampa occidentale. Ricordo bene che, in contemporanea con l’annuncio della vittoria, non furono pochi i titoli sensazionalisti quali “ChatGPT vince un premio letterario”, quando in verità l’uso che ha fatto l’autrice della tecnologia è molto più complesso e sfaccettato rispetto al mero inserimento di prompt.
In Giappone l’approccio all’Intelligenza Artificiale scatena curiosità e dibattito, ma il sentimento comune è in linea generale meno fatalista e più legato alle potenzialità del mezzo che in Occidente.

2) L’Akutagawa è un premio letterario molto diverso da quelli italiani. Quali differenze culturali noti rispetto ai criteri e alle dinamiche con cui in Italia si attribuiscono i principali riconoscimenti letterari?

L’Akutagawa è un premio letterario che si inserisce in un mercato editoriale molto vivo e particolare come quello giapponese.
Laddove in Occidente molti premi letterari sembrano più riservati ad autori già affermati e già riconosciuti come i nomi più illustri della letteratura contemporanea, molti premi giapponesi tendono invece a premiare e a “lanciare” nuove voci. L’Akutagawa è uno di questi: uno dei premi letterari più prestigiosi del P
aese e con una potenza mediatica fortissima. La vittoria porta anche un autore poco prima sconosciuto in un tour de force mediatico fatto di interviste, apparizioni televisive e tante copie vendute.
È un premio riconosciuto anche per l’elevata qualità delle opere vincitrici, tutte appartenenti a quella che i giapponesi chiamano “letteratura pura”, ovvero la letteratura colta e introspettiva.
I premi letterari giapponesi, infatti, tendono a essere molto precisi nella selezione dei titoli candidati. Altri premi importanti sono il Naoki, dedicato ai romanzi d’intrattenimento, e il Mishima, dedicato ad autori e autrici più sperimentali e di rottura.

3) Il futuro prossimo descritto nel libro — fatto di tecnologie pervasive, standardizzazione linguistica e torri-prigioni — va oltre i confini giapponesi. Pensi che Tokyo Sympathy Tower sia una distopia proiettata sul futuro o più una critica diretta al presente?

Come i migliori romanzi dal sapore distopico (per quanto sia difficile definire l’opera di Rie Qudan come solo distopica), “Tokyo Sympathy Tower” è prima di tutto uno specchio del presente, che l’autrice analizza in modo molto lucido. La cosa interessante è che l’approccio di scrittura non pretende di prendere posizioni estreme o nette ma, anzi, di stimolare, scomodare il lettore affinché possa interrogarsi sul suo presente.

4) Nel romanzo, il confine tra chi dovrebbe stare dentro e chi fuori dalla torre diventa estremamente labile. Questo sembra riflettere una nuova forma di incomprensione e incomunicabilità sociale, dove il linguaggio umano viene svuotato e imitato da sistemi informatizzati. È questo, secondo te, il focus centrale del romanzo?

Certamente. Tra i temi, il linguaggio è il perno centrale.

5) Come ha reagito il pubblico italiano alla pubblicazione del libro da parte de L’Ippocampo? Che tipo di riscontro avete ricevuto finora?

Il pubblico ha reagito con grande curiosità e interesse. Come i migliori romanzi, l’accoglienza è stata divisiva: chi lo ha amato, chi lo ha odiato. C’è stato anche chi, a prescindere, è saltato a giudizi affrettati per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale senza approfondire le modalità con cui è stata utilizzata dall’autrice. Era lecito aspettarselo. Il romanzo stesso, in qualche modo, riflette su quanto oggi sia facile aggrapparsi alla superficie di un’informazione senza scavare.

(Intervista a cura di Giovanni Fara)

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