Sa Domo de Totus. La prima Casa del Popolo e della Cultura a Sassari
Nata da pochi mesi nel cuore del centro storico
di Sassari, “La casa di tutti – Sa domo
de totus” si propone come punto di aggregazione sociale, politico e
culturale del tutto nuovo. Sono già tante, infatti, le iniziative portate
avanti dal gruppo di volontari da cui Sa
domo de totus prende vita. Attività che spaziano dalla presenza di uno
sportello di ascolto psicologico al gruppo di acquisto solidale e anticoloniale,
passando per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda, sino alle
presentazioni di libri e tanto altro di cui Sassari aveva evidentemente
bisogno.
A Silvio
Nemati Fard, uno dei responsabili del progetto abbiamo rivolto le seguenti
domande:
Come nasce l’idea di aprire uno spazio sociale
come il vostro e perché la scelta è ricaduta sul centro storico cittadino?
L'idea di aprire La Casa
di Tutti - Sa Domo de Totus nasce innanzitutto dalla necessità di avere uno
spazio in cui poter portare avanti le nostre proposte e le nostre iniziative
senza "essere ospiti". La comunità che anima questo luogo è composta
da provenienze politiche molto diverse, ma che condividono alcuni valori
fondamentali. Ed è una comunità sempre aperta alla contaminazione e
all'ospitalità: pensiamo che anche le altre realtà che condividono i nostri
valori possano utilizzare il nostro spazio che vuole essere, appunto, di tutti.
Il fatto di trovarci nel
centro storico, poi, ci permette di ragionare su un quartiere sempre più
trascurato (a vantaggio di altre zone della città come Predda Niedda).
Quali sono i valori attorno a cui prende vita
questo progetto e perché tanta attenzione al mondo della cultura?
I nostri valori sono
diversi e vanno dal diritto all'autodeterminazione dei popoli (a partire da
quello sardo) alla lotta contro il modello economico neo-liberista. Dalla
volontà di porre al centro questione ambientale all'antirazzismo e
antifascismo: si tratta di una serie di principi fondamentali da cui poi ne
derivano tanti altri e che cerchiamo, nel nostro piccolo, di raccontare anche
ai nostri concittadini. Le iniziative culturali sono un veicolo per condurre
queste idee tra i sardi e i sassaresi. In secondo luogo, va anche detto che
oggi il fatto stesso di fare una cultura è una forma di resistenza in un
contesto in cui si diffondono ludopatie, dispersione scolastica e un generale
senso di apatia.
Quale è stata la reazione del quartiere e, più in
generale, come è stata accolta la vostra proposta dai sassaresi?
Diversi sassaresi hanno
mostrato curiosità e simpatia verso il progetto e non pochi giovani si sono
spesi in prima linea per portare avanti Sa Domo de Totus. Ora la sfida sarà
quella di fare un salto di qualità e passare dalla discussione sui grandi temi
alla formulazione di proposte concrete per i nostri quartieri e per la città.
Avete acceso rapporti con le istituzioni o le
vostre attività sono totalmente autonome e tali resteranno anche in futuro?
Non possiamo escludere a
priori di sviluppare ogni tipo di rapporto con le istituzioni. Ci siamo
impegnati, fin dalla prima ora, ad essere uno spazio estraneo alle contese
elettorali, ma questo non significa dire no ad ogni genere di collaborazione.
Al momento, comunque, non abbiamo collaborato con nessuna istituzione.
Avete inaugurato il 2020 con la presentazione di
“Apocalittica”, la prima edizione del “Premio Letterario Urban Jungle” indetto
dalla Catartica Edizioni. Nel corso dell’anno ci saranno degli appuntamenti
culturali fissi con una programmazione ben definita delle vostre proposte?
Sicuramente ci saranno
altre iniziative culturali, anche a gennaio. L'idea è di avere almeno due
incontri di questo genere ogni mese.
Prossimi eventi in
calendario?
Abbiamo in programma l'incontro con Antonio Muscas per la
presentazione del suo libro "Energia, democrazia e diritti umani" il 17 gennaio e l'incontro con Maggie S. Lorelli per la presentazione di
"Automi" fissata invece per giovedì 23.
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