Cinque anni di Catartica. Intervista a Giovanni Fara
Intervista a cura di Cristian Augusto Grosso
1) Catartica compie cinque anni; prosegue ancora l’intento di immettere la lettura e la scrittura nella via della catarsi? E di che catarsi si può parlare?
Catarsi è una parola antichissima che richiama, nell’eccezione a cui facciamo riferimento noi, il senso di rinascita, di rinnovamento continuo, di ricerca di cose non convenzionali, singolari sia per stile che per contenuto. L’intento è quello di non chiudere le porte in faccia a nessuno per partito preso e specialmente a chi non trova collocazione nella cosiddetta editoria tradizionale, sfuggendo quindi alle mode e alla rigidità con cui si tende a standardizzare la scrittura. Si può parlare di catarsi nella misura in cui offriamo al lettore un’esperienza di lettura piacevole ma non scontata. Per questo siamo sempre alla ricerca di originalità e un po’ di sfrontatezza.
2) Cosa è cambiato nel tuo modo di fare editoria dagli esordi a oggi?
Sono cambiate tante cose, pur mantenendo la genuinità degli inizi, con l’aumento del numero dei libri pubblicati è stato necessario dotarci di due canali di distribuzione che operano rispettivamente in Italia e in Sardegna. Strumento indispensabile alla cura dei rapporti con le librerie ma anche alla vendita online. Oggi siamo presenti su tutti i canali commerciali riservati al libro e questo ci consente di raggiungere un numero di lettori sempre più ampio. Quello che invece non è cambiato è il rapporto con gli autori e le autrici, il confronto costante e il supporto reciproco. Con alcuni di loro si è andati ben oltre la stampa del libro, diversi sono stati infatti i progetti realizzati assieme, dai concorsi alle rassegne letterarie. L’idea fin dall’inizio è stata quella di costruire una realtà culturale capace di “fare rete” e attraverso la quale crescere assieme.
3) È facile percepire il connubio fra musica, tematiche sociali e politiche nell’attività della tua casa editrice. Come si concretizza questo nesso?
Si concretizza nella ricerca di testi che si sposino con la nostra linea editoriale, organizzata in diverse collane che spaziano dalla narrativa alla saggistica. Fin dagli esordi abbiamo cercato di intercettare quelle voci controcorrente in grado di gettare uno sguardo critico sulla realtà, descrivendola senza filtri o immaginandone una trasformazione che, nel bene o nel male, ci faccia sentire parte di quella storia. Vogliamo raccontare le periferie, le marginalità sociali e l’underground culturale che le anima. Musica, tematiche sociali e politica talvolta si intrecciano fra loro e nei testi che abbiamo finora pubblicato emergono spesso simultaneamente ed è un aspetto che tendiamo a evidenziare perché vogliamo ci rappresenti quasi come un marchio distintivo.
4) Catartica ha costruito in questi cinque anni, un bacino letterario particolare e che ha portato alla pubblicazione di oltre 80 libri. Immagino che il lavoro di un editore abbia come prospettiva anche l’antipatico successo. È possibile lavorare per una crescita editoriale senza perdere di vista l’arte del ragionamento in piccolo e dell’editoria dal basso?
L’obiettivo è costruire una nicchia di lettori affezionati e lavorare per una crescita che non sia condizionata esclusivamente da fattori economici. Per essere più precisi, per me “ragionare in piccolo” facendo “editoria dal basso” significa dare valore alla definizione di “editoria indipendente” e sebbene sia consapevole di navigare controcorrente, Catartica cerca di conquistare i lettori e le lettrici attraverso il contenuto e la qualità delle sue pubblicazioni. Autodefinirsi editori indipendenti, se non si è anche un poco “non conformi” alle tendenze del momento, al politicamente corretto e a ciò che richiede il mercato, per come la vedo io, non significa fare nulla di troppo diverso da ciò che fa una stamperia, e non è ciò per cui è nata Catartica Edizioni.
5) Tra gli ultimi progetti realizzati il singolare concorso “Cóntra, Storie brevi di guerra”. Perché hai ritenuto fosse importante realizzarlo?
Fare editoria indipendente significa anche decidere di svincolarsi dalla narrazione tossica dei mezzi di informazione appiattiti a favore della guerra. Non a caso si parla molto di “stampa con l’elmetto”. Sul fronte culturale sentivo di dover fare nel mio piccolo qualcosa per manifestare il mio dissenso alle logiche guerrafondaie che condizioneranno gran parte del nostro prossimo futuro. Lo scopo letterario del Premio è stato quello di raccontare le vicende individuali e collettive che si muovono sullo sfondo dei numerosi conflitti che attraversano il mondo, per manifestare la contrarietà alla guerra e alla logica politica del riarmo su cui si muove oggi l’Europa. Non un concorso neutro, dunque, ma schierato per la pace, contro la guerra. Un progetto nato in collaborazione con Luana Farina Martinelli e Sabrina Meloni, che hanno fatto parte della giuria che ha selezionato i 16 racconti pubblicati all’interno della raccolta. “Cóntra” è un progetto coraggioso, tra i più significativi mai realizzati da Catartica, e di cui vado particolarmente orgoglioso.
2) Cosa è cambiato nel tuo modo di fare editoria dagli esordi a oggi?
Sono cambiate tante cose, pur mantenendo la genuinità degli inizi, con l’aumento del numero dei libri pubblicati è stato necessario dotarci di due canali di distribuzione che operano rispettivamente in Italia e in Sardegna. Strumento indispensabile alla cura dei rapporti con le librerie ma anche alla vendita online. Oggi siamo presenti su tutti i canali commerciali riservati al libro e questo ci consente di raggiungere un numero di lettori sempre più ampio. Quello che invece non è cambiato è il rapporto con gli autori e le autrici, il confronto costante e il supporto reciproco. Con alcuni di loro si è andati ben oltre la stampa del libro, diversi sono stati infatti i progetti realizzati assieme, dai concorsi alle rassegne letterarie. L’idea fin dall’inizio è stata quella di costruire una realtà culturale capace di “fare rete” e attraverso la quale crescere assieme.
3) È facile percepire il connubio fra musica, tematiche sociali e politiche nell’attività della tua casa editrice. Come si concretizza questo nesso?
Si concretizza nella ricerca di testi che si sposino con la nostra linea editoriale, organizzata in diverse collane che spaziano dalla narrativa alla saggistica. Fin dagli esordi abbiamo cercato di intercettare quelle voci controcorrente in grado di gettare uno sguardo critico sulla realtà, descrivendola senza filtri o immaginandone una trasformazione che, nel bene o nel male, ci faccia sentire parte di quella storia. Vogliamo raccontare le periferie, le marginalità sociali e l’underground culturale che le anima. Musica, tematiche sociali e politica talvolta si intrecciano fra loro e nei testi che abbiamo finora pubblicato emergono spesso simultaneamente ed è un aspetto che tendiamo a evidenziare perché vogliamo ci rappresenti quasi come un marchio distintivo.
4) Catartica ha costruito in questi cinque anni, un bacino letterario particolare e che ha portato alla pubblicazione di oltre 80 libri. Immagino che il lavoro di un editore abbia come prospettiva anche l’antipatico successo. È possibile lavorare per una crescita editoriale senza perdere di vista l’arte del ragionamento in piccolo e dell’editoria dal basso?
L’obiettivo è costruire una nicchia di lettori affezionati e lavorare per una crescita che non sia condizionata esclusivamente da fattori economici. Per essere più precisi, per me “ragionare in piccolo” facendo “editoria dal basso” significa dare valore alla definizione di “editoria indipendente” e sebbene sia consapevole di navigare controcorrente, Catartica cerca di conquistare i lettori e le lettrici attraverso il contenuto e la qualità delle sue pubblicazioni. Autodefinirsi editori indipendenti, se non si è anche un poco “non conformi” alle tendenze del momento, al politicamente corretto e a ciò che richiede il mercato, per come la vedo io, non significa fare nulla di troppo diverso da ciò che fa una stamperia, e non è ciò per cui è nata Catartica Edizioni.
5) Tra gli ultimi progetti realizzati il singolare concorso “Cóntra, Storie brevi di guerra”. Perché hai ritenuto fosse importante realizzarlo?
Fare editoria indipendente significa anche decidere di svincolarsi dalla narrazione tossica dei mezzi di informazione appiattiti a favore della guerra. Non a caso si parla molto di “stampa con l’elmetto”. Sul fronte culturale sentivo di dover fare nel mio piccolo qualcosa per manifestare il mio dissenso alle logiche guerrafondaie che condizioneranno gran parte del nostro prossimo futuro. Lo scopo letterario del Premio è stato quello di raccontare le vicende individuali e collettive che si muovono sullo sfondo dei numerosi conflitti che attraversano il mondo, per manifestare la contrarietà alla guerra e alla logica politica del riarmo su cui si muove oggi l’Europa. Non un concorso neutro, dunque, ma schierato per la pace, contro la guerra. Un progetto nato in collaborazione con Luana Farina Martinelli e Sabrina Meloni, che hanno fatto parte della giuria che ha selezionato i 16 racconti pubblicati all’interno della raccolta. “Cóntra” è un progetto coraggioso, tra i più significativi mai realizzati da Catartica, e di cui vado particolarmente orgoglioso.
6) Progetti futuri?
Abbiamo due nuove pubblicazioni in uscita nel mese di ottobre, “Realtà probabilmente alcoliche” di Andrea Costanza, un libro attraverso cui ci si interroga sulla vita di tutti i giorni e che ci restituisce una rappresentazione della realtà a tratti grottesca e in cui si fa fatica a riconoscersi e “La musika mai suonata” di Claudio Collu, una raccolta di testi in grado di creare una full immersion negli anni ’90 per scoprire come la cosiddetta subcultura punk abbia anticipato numerose delle tematiche sociali esplose oggi nel dibattito sociale e politico, si va dalle questioni intergenerazionali a quelle ambientali e contro l’economia di guerra.
Entro la fine dell’anno abbiamo intenzione di rilanciare, in veste completamente rinnovata, una delle primissime pubblicazioni della casa editrice, “Il viaggio incantato”, la raccolta di racconti della tradizione sarda scritta da Claudia Desogus. Un progetto che nasce con la collaborazione di Salvatore Palita, che ha realizzato le nuove illustrazioni, e che contiene una sorpresa che pensiamo potrà essere molto gradita da chiunque ha a cuore la diffusione della cultura sarda anche al di fuori dell’isola. Ma non voglio anticipare altro…
Stiamo inoltre pensando a una nuova rassegna letteraria da proporre sul territorio, ma è ancora tutto in via di definizione, come si dice in questi casi “word in progress”.
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Cristian Augusto Grosso nasce ad Alghero nel 2002. Diplomato al liceo artistico F. Costantino di Alghero. Esordisce nell’attività letteraria con “Le vene, l’anima. Il sangue, l’anarchia” (Catartica Edizioni, Collana I diari della motocicletta, 2020). Collabora con il blog indielibri ed è il primo firmatario del “Manifesto contro la guerra promosso dal mondo dell’arte e della cultura in Sardegna”.
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