Intervista a Nicolò Migheli
Il tuo libro è ambientato sul finire del XVIII secolo ed è ispirato ad una vicenda autentica. Il romanzo storico sta riscuotendo un successo sempre più grande in Sardegna e non solo. Da cosa scaturisce, secondo te, l’importanza che i lettori stanno assegnando a questo genere letterario?
Nicolò Migheli: Il romanzo storico benché un genere di nicchia, è stato riscoperto ovunque, Penso alla Spagna dove vi è una produzione imponente. Non solo il romanzo, ma anche le serie televisive anche quando sconfinano nel fantastico come Gioco di Troni, hanno successo. I motivi sono tanti però riassumibili in un bisogno di radici, di conoscere da dove si viene. Maggiormente in Sardegna dove viviamo la nostra storia come cancellata, esclusa dai libri di testo scolastico perché non corrisponde alla storia italiana, è altro. Il romanzo non supplisce il lavoro degli storici professionisti, lo integra prendendo spunto dai vuoti che la scienza inesorabilmente si porta dietro. Un modo amichevole di raccontare le vicende passate. Però ci deve essere un obbligo, il contesto deve essere perfetto, non deve dare addito a nessuna critica, se non fosse così tutta la vicenda raccontata sarebbe illegittima o peggio ancora falsa.
Andrés Febrés, il protagonista del tuo romanzo, è al centro di un’epoca caratterizzata da grandi mutamenti, “dalla nascita delle idee che sono alla base della contemporaneità”. Come si può mettere in relazione questo argomento al tema centrale del festival, “approdi e partenze”?
Nicolò Migheli: La Grammatica è anche racconto di viaggio, di peregrinazioni, è come la vita, un susseguirsi di approdi e ripartenze. Nessuno sta fermo, anche quando crede di esserlo. Siamo tutti in un mutamento costante, anche fisico, il nostro corpo rinnova totalmente le cellule ogni 25 anni. Ancor di più la mente nutrita, che si rinnova costantemente, si relaziona con il presente mutandolo ed essendone cambiata.
Nicolò Migheli: La Grammatica è anche racconto di viaggio, di peregrinazioni, è come la vita, un susseguirsi di approdi e ripartenze. Nessuno sta fermo, anche quando crede di esserlo. Siamo tutti in un mutamento costante, anche fisico, il nostro corpo rinnova totalmente le cellule ogni 25 anni. Ancor di più la mente nutrita, che si rinnova costantemente, si relaziona con il presente mutandolo ed essendone cambiata.
Anche noi, come i personaggi del tuo libro, stiamo vivendo un periodo di grandi incertezza e cambiamenti? E quali pericoli od opportunità si possono nascondere dietro le grandi trasformazioni sociali e politiche della nostra epoca?
Nicolò Migheli: Domanda complessa, occorrerebbe un trattato per rispondere. Vengo da una generazione che ha creduto che le sue conquiste e quelle di chi l’aveva preceduta fossero per sempre. Invece ci stiamo rendendo conto che democrazia, diritti sociali e individuali, non sono dati per sempre. Siamo chiamati tutti alla loro difesa, giorno dopo giorno, perché le forze che vorrebbero cancellarle hanno ripreso fiato, stanno conquistando consensi creando nemici immaginari. Poi come sempre ogni problema nasconde dentro di sé l’opportunità, ora però siamo alla difesa, dobbiamo controbattere un’offensiva imponente che rischia di travolgerci. Il meccanismo è sempre lo stesso, è l’invito a farsi i fatti propri, a girare il viso dall’altra parte. Un invito mafioso, non conosco altro termine per definirlo. Il disprezzo degli indifferenti nel noto scritto di Antonio Gramsci è più che mai attuale.
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