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“Merhaba - Terra Santa”. L'ultima fatica letteraria (double face) di Ivo Murgia. Ne parliamo con l'autore

Foto di Sara Deidda 

Ivo Murgia (Cagliari 1974) è un operatore culturale che da più di vent’anni si occupa di progetti sulla lingua sarda, soprattutto comunicazione, con programmi radio e tv ma anche editoria e didattica. Negli ultimi anni si è messo in gioco con la scrittura in italiano, in particolare con la letteratura di viaggio ma non solo. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e un’intensa attività culturale. Dal 2015 fa parte della direzione editoriale del Cenacolo di Ares, con il quale ha pubblicato gli ultimi volumi. È appena uscito il suo nuovo libro di viaggio, in un curioso formato double face, con due copertine e due racconti di viaggio inediti. L’abbiamo incontrato per farcelo raccontare.

1) Dopo un periodo di stop, per ovvie ragioni, hai ripreso a viaggiare e a raccontare i tuoi viaggi. Iniziamo dal principio, come nasce la tua passione per i libri di viaggio?

In realtà è molto semplice, ho unito due mie passioni: i libri e i viaggi. Anche se non ho iniziato da subito a scrivere libri di viaggio, prima ho scritto altro, in sardo e in italiano, e ho viaggiato senza scriverne. È stato solo dopo il viaggio in India, nel 2018, che ho deciso di provare a raccontare il mio viaggio. Ero consapevole che la letteratura di viaggio è un genere molto antico, che inizia nell’antichità e prosegue fino ai giorni nostri, con alterne fortune, anche se a volte alcuni libri riportano in auge il genere, basti pensare a In Patagonia di Bruce Chatwin, per esempio. D’altronde anche la nostra Sardegna è stata spesso oggetto di libri di viaggio, come non citare D.H. Lawrence in questo caso. A quel punto mi sono chiesto quale contributo potessi dare io a un genere così antico e, per forza di cose, anche sfruttato. La mia formula consiste nel raccontare viaggi rigorosamente veri ma ai quali aggiungo delle parti di fantasia e ampie divagazioni sui temi che mi interessano anche nella mia vita in Sardegna, vale a dire le lingue minorizzate, le minoranze etniche, il colonialismo e le dinamiche postcoloniali. Devo dire che non sono temi tipici della letteratura di viaggio, ma piuttosto miei personali ed è appunto questo il mio contributo al genere.

Merhaba - Terra Santa - Ivo Murgia - Copertina di Giacomo Calabaza

2) Dopo India, Cina e Marocco approdi in Turchia e in Terra Santa. Partiamo dal formato, perché un libro double face?


Devo dire che con il Cenacolo di Ares ci piace molto curare il libro in quando prodotto editoriale. Abbiamo fatto libri con grafiche diverse per la stessa uscita, libri con finali alternativi e racconti nascosti, rinnoviamo spesso le vesti grafiche per le ristampe, insomma ci piace proporre sempre qualcosa di nuovo e interessante. Questa volta grazie al suggerimento dell’amico Sandro Bada e approfittando ancora una volta delle copertine di Giacomo Calabaza e della complicità del direttore editoriale Igor Lampis, ho deciso di proporre una soluzione che poteva essere visivamente stimolante, anche perché avevo già pensato di inserire due viaggi in un solo libro, per recuperare un po’ di tempo perduto a causa dello stop forzato. Devo dire che il risultato mi soddisfa molto, spero che il contenuto sia all’altezza dell’aspetto esteriore!

3) Come hai scelto queste due destinazioni?

Riguardo alle destinazioni, devo ammettere che la Turchia è stata una seconda scelta. La mia idea era di tornare in estremo oriente ma purtroppo al momento le destinazioni che avevo scelto non erano praticabili e quindi ho dovuto ripiegare sulla Turchia. E mai decisione fu più felice! Ho amato tantissimo la Turchia, la storia molto stratificata e la gentilezza della sua gente, così come Istanbul, un ponte tra Oriente e Occidente, le mongolfiere in Cappadocia, il Mar Nero, fino ai confini con l’Armenia, passando per gli ittiti e i turchi ottomani. Dopo due mesi sono ripartito per il Medio Oriente, scegliendo la Terra Santa. Quando si parla di quella terra, partono subito le tifoserie quindi ho deciso di andare a vedere con i miei occhi com’era la situazione da quelle parti. Ho visto una netta divisione tra Israele e Palestina, con due Stati che si guardano in cagnesco ma con in mezzo tanta gente che deve convivere tutti i santi giorni tra mille difficoltà, cercando di andare avanti verso una pace possibile. Una situazione per molti versi dolorosa ma che non manca di speranza. Un viaggio, ovviamente, con molti aspetti religiosi, ebrei, arabi e cristiani, così pure storici, ma anche più leggeri come Tel Aviv e il Mar Morto. Tra l’altro tra ebrei e sardi esiste un rapporto che dura da più di 1500 anni.

4) Ci vuoi dire come lavori e come nasce un tuo libro di viaggio?

Non sono uno che legge tanto prima di partire, mi piace farmi sorprendere dai luoghi, anche seguire un po’ l’istinto e l’umore del giorno. Anche se questo atteggiamento, a volte, comporta dei rischi. Al ritorno invece mi piace approfondire le cose che ho visto e, in effetti, leggo parecchio. Non di rado mi vengono delle vere e proprie fissazioni per qualcosa che ho conosciuto in viaggio, tipo la musica indiana o l’opera di Pechino, e alcune non mi sono ancora passate. Quando sono in viaggio poi, tipicamente, prendo degli appunti come note sul cellulare, qualcosa che mi colpisce o che possa essere sviluppato al momento della scrittura. Episodi, mode, gente, tic e vizi che mi incuriosiscono, dettagli sfiziosi che arricchiscono la narrazione, giusto per non essere un mero compilatore di guide turistiche! Arrivato a casa, confronto gli appunti con l’itinerario e da ogni giorno di viaggio deve venir fuori un capitolo. Di norma sono abbastanza veloce, a volte scrivo un capitolo al giorno ma capita spesso di scriverne anche due, quindi diciamo che un viaggio di due settimane può tranquillamente essere pronto in dieci giorni o anche meno.

5) Per concludere, credi che il genere piaccia ancora e come reagiscono i lettori ai tuoi libri?

Credo di sì, credo che il genere piaccia ancora e ce lo conferma il successo internazionale di autori come Paul Theroux. Mi pare che la letteratura di viaggio abbia saputo rinnovarsi e il tema affascini ancora. Poi si potrebbe parlare del fatto che si legge di meno ma questo ci porterebbe molto lontano. Per quello che riguarda i miei libri, mi pare di avere un buon riscontro tra i lettori. Solitamente mi viene detto che la lettura è scorrevole e divertente, che il tono colloquiale che uso trasporta dentro il racconto e sembra di viaggiare con me e addirittura che quei ricordi di viaggio diventano ricordi dei lettori stessi. Una cosa che mi gratifica molto, perché è esattamente questa la mia intenzione. L’ironia poi, penso sia una mia cifra stilistica, anche perché usando l’ironia si possono dire molte verità, anche le più pericolose...
 

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