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Intervista a Mattia Lasio, alias Il Galantuomo Disilluso


Il Galantuomo Disilluso
, al secolo Mattia Lasio, cagliaritano classe 1995, è un navigante diretto verso la sua Itaca personale: un viaggio fatto di rime, storie di mare e flussi narrativi che intrecciano satira, introspezione e attenzione al sociale. Attivo dal 2016 con il precedente nome d’arte Matthew Lloyd, dal 2020 ha intrapreso un nuovo percorso che lo ha portato a pubblicare due EP, sei dischi ufficiali e diversi singoli sparsi.
Avevamo già parlato di lui a marzo, in occasione dell’uscita di Mr. Alienato (link), concept album dedicato all’alienazione nella società contemporanea e, la settimana scora nell'articolo dedicato al suo ultimissimo lavoro, Le storie di un narratore irrequieto (link): otto brani, otto vite, otto racconti che mettono al centro le persone e le loro battaglie quotidiane.

1) Con Le storie di un narratore irrequieto, uscito a poca distanza dal precedente album, sposti lo sguardo dalla dimensione collettiva a quella individuale. Qual è il filo comune tra i due lavori?

Il filo conduttore tra Mr. Alienato e Le storie di un narratore irrequieto è quello di raccontare e di narrare aspetti della realtà che, talvolta, rischiano di essere sovrastati dalla frenesia di questi tempi difficili da vivere e capire. La differenza tra i due progetti sta nel fatto che in Mr. Alienato parlo di me medesimo e di ciò che ho dentro mentre nelle storie di un narratore irrequieto a essere protagonisti sono i racconti, costruiti nel dettaglio con un inizio e una fine e personaggi il più possibile definiti e connotati.

2) Il disco è attraversato da diverse tematiche sociali, ma senza slogan. Credi che oggi il racconto sia una forma più efficace di impegno?

Efficace è sicuramente efficace se una persona è in grado di padroneggiare questa forma espressiva, tutto dipende dal taglio che si dà. Personalmente, ritengo l’arte dello storytelling una maniera più suggestiva, e forse anche più complessa per certi versi, di fare luce su una società immersa nelle sue psicosi e nelle sue speranze.

3) Hai scelto di raccontare storie comuni, spesso considerate marginali o irrilevanti. Qualcuna di queste storie raccontate è reale o hai voluto solo rappresentare una realtà a cui volevi dare risalto?

Sono tutte assolutamente reali, queste storie hanno personaggi come protagonisti e protagoniste che in verità sono decisamente più persone piuttosto che creature fittizie ideate per l’occasione.

4) C’è un brano tra questi otto che ti ha coinvolto più degli altri, in cui ti senti più esposto o emotivamente legato?

Inevitabilmente sono legato profondamente a ciascuna di queste mie nuove storie ma, dovendo dare una risposta secca, direi senza dubbio 
a “Piero figlio di un impiegato’’, in cui rivedo me al cento per cento e dove metto in risalto, o provo a farlo, la profonda anti-meritocrazia con cui un giovane è costretto a fare i conti al giorno d’oggi.

5) Da un punto di vista artistico, come definiresti la tua musica?

Mi fa strano trovare una definizione anche perché, non essendo un musicista se non un percussionista a livello amatoriale, definire quella componente potrebbe essere complesso. Dovendo definirmi direi un narratore di indole naturale, sin da bimbo ero affascinato dai racconti e ancora oggi lo sono, forse è proprio per questo che amo dedicarmi nello specifico alla forma di comunicazione dello storytelling.

6) Hai già in programma eventi o date per la promozione dell’album?

Non ho in programma nulla, vivo tutto molto serenamente e non mi strappo i capelli per salire su un palco. Quando capita mi piace e sono a mio agio ma grazie a Dio la mia vita si nutre di piccoli gesti quotidiani senza aspirare alle luci della ribalta o della notorietà. Se qualcuno avrà il piacere di chiamarmi per fare i miei pezzi sarò onorato di prendere parte al tutto, cercando di dare il meglio di me. Dei soldi e dei guadagni non mi è mai importato nulla, ciò che sogno è trovare delle persone con cui collaborare divertendomi e in piena libertà e, dal punto di vista prettamente personale, mi auguro fortemente di trovare una serenità spirituale che mi faccia fare pace con aspetti del mio passato che sino a oggi non sono riuscito a scordare.
L’anno non è ancora finito e, alla fine dell’estate, ci sarà un nuovo progetto con varie persone coinvolte, sia in ottica di produzione musicale che sotto altri aspetti che ora non svelo. Sarà un concept album, il più corposo che ho fatto sino a ora, che racchiude tutti i miei moti dell’animo e una fase della mia vita durata dieci anni tondi tondi. Potrei definirlo un disco, il settimo del mio percorso, ma è molto di più: è il mio tentativo, estremamente concreto, di mettere la parola fine a un periodo della mia esistenza così da proiettare il mio sguardo verso giorni più belli e verso molteplici nuovi orizzonti da raggiungere. Sempre e per sempre di corsa, con lo sguardo e la rotta ben orientati verso Itaca. Quella sarà sempre la mai destinazione, non i soldi e tantomeno la ricerca di fasulle attenzioni.