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Ritratti Alpini. Intervista a Gabriele Gallo

Un approccio inedito e del tutto originale alla storia delle montagne alpine è l’ingrediente del successo che Gabriele Gallo sta riscuotendo con il suo “Ritrattati alpini” (Collana Hic Nos, dicembre 2020). Un libro che, attraverso 60 racconti, descrive 80 anni di storia di montagna. Da gennaio a dicembre, le stagioni fanno da sfondo alle storie che contraddistinguono luoghi e comunità, facendo riaffiorare ricordi e valori di un passato che l’autore pare suggerire abbia ancora molto da insegnarci.
Gabriele Gallo, è un giornalista freelance che si occupa di comunicazione e turismo. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul suo libro.
  • Come è nata l’idea di scrivere un libro sulle storie di montagna?
Un po’ per caso devo dire. Da anni la montagna fa parte della mia quotidianità, prima negli studi universitari, poi nella professione giornalistica. A novembre del 2019 mi sono imbattuto in un articolo del 1967 che raccontava del definitivo abbandono di una borgata alpina. L’ho riproposto sui miei canali social rivisitandolo e romanzandolo in parte e l’operazione ha suscitato l’interesse di molte persone. E così mi sono detto “Perché non provare a ripetere il format con altre storie del passato?”. In questo modo è nato Ritratti Alpini, un condensato di realtà e finzione che trae spunto da veri fatti di cronaca riportati sui giornali dell’epoca, tra fine Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento.
  • Nel lavoro di studio e di ricerca che ha anticipato la realizzazione del libro, ti sei imbattuto anche in fatti di cronaca nera che però hai deciso di non raccontare. Una scelta scaturita da quali motivazioni?
In effetti i casi di cronaca nera erano all’ordine del giorno. Contrariamente al pensiero comune, infatti, le società montane di un tempo erano piuttosto violente, sia nelle mura domestiche (con un maschilismo dilagante anche nelle semplici cronache giornalistiche), sia tra comunità confinanti. Da un lato il diritto all’oblio, dall’altro l’impossibilità di ricostruire le dinamiche esatte delle singole violenze mi hanno però fatto desistere dall’affrontare l’argomento. Temevo di scivolare in una dimensione voyeuristica già oggi fin troppo dilagante e in questa fase ho quindi preferito concentrarmi soltanto sul rapporto tra uomo e ambiente naturale.
  • Nei tuoi racconti si intuisce l’importanza di mantenere viva la memoria storica di luoghi in cui la vita non è sempre stata facile, ma dove però erano fortemente radicati i sentimenti di solidarietà e reciprocità. Di quei valori oggi cosa resta e cosa è andato invece perduto?
Nessuna pretesa socio-antropologica innanzitutto. Il libro prova semplicemente a ricostruire alcuni attimi di quotidianità tipici delle Alpi di Cuneo, ma applicabili forse a gran parte dell’arco alpino italiano. Ne emerge una società difficile e povera, chiamata ogni giorno a lottare contro un ambiente naturale che non fa sconti a nessuno. I bassi tassi di alfabetizzazione e la capillarizzazione del pensiero cattolico hanno senza dubbio favorito una maggior accettazione dell’infausto e della morte, che rientravano nella normalità giornaliera. E sebbene ci fossero, come detto, diversi episodi di violenza tra paesi o borgate differenti, all’interno della stessa comunità vi era effettivamente una maggior predisposizione alla solidarietà e al supporto reciproco. Valori che forse dovrebbero essere un po’ riscoperti insieme alla capacità di pazientare e di attendere. Insomma, la società era complessa, la vita era cruda e difficile e il “si stava meglio quando si stava peggio” si conferma una banalizzazione storicamente errata. Ma qualche aspetto meriterebbe di essere ripreso e rivalutato.
  • Per Catartica Edizioni questo è il secondo libro. Nel 2019 è uscito “Il respiro dell’abbandono” (Collana In Quiete), un romanzo anch’esso legato ai luoghi, ma con uno sguardo rivolto alla società contemporanea. Come nasce il sodalizio con la casa editrice sarda? Avete già in mente qualche altro progetto da realizzare assieme?
Mi sono imbattuto quasi per caso nella Catartica Edizioni nel 2019, poco prima di ultimare la stesura de “Il respiro dell’abbandono”. Non avevo intenzione di cambiare il mio precedente editore in realtà, ma il manifesto editoriale della Catartica mi ha molto colpito per l’attenzione riservata alla cultura, alle periferie, al sociale, alle espressioni artistiche alternative. Così ho deciso di contattare questa piccola e frizzante realtà indipendente e fin dal primo momento mi sono sentito “in famiglia”. Ringrazio Giovanni e il suo staff per la professionalità e la cura con cui affrontano ogni sfida, dall’editing alla grafica, dalla stampa alla distribuzione e alla promozione. Progetti futuri? Ci stiamo ancora lavorando, ma forse qualcosa relativo a scandali o disastri del passato di cui oggi si è persa la memoria. Episodi drammatici rimasti incredibilmente senza colpevoli o senza risarcimenti per le vittime.

ISBN: 978-88-85790-52-0
Autore: Gabriele Gallo
Editore: CATARTICA EDIZIONI
Data di uscita: 15 dicembre 2020
Genere: Narrativa del territorio 
Collana Hic Nos
Prezzo: 14.00 €
Nº pagine: 160
Dimensioni: 12x20,5 cm




Ritratti alpini
 
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