Ritratti Alpini. Intervista a Gabriele Gallo
Un approccio inedito e del tutto originale alla storia delle montagne alpine è l’ingrediente del successo che Gabriele Gallo sta riscuotendo con il suo “Ritrattati alpini” (Collana Hic Nos, dicembre 2020). Un libro che, attraverso 60 racconti, descrive 80 anni di storia di montagna. Da gennaio a dicembre, le stagioni fanno da sfondo alle storie che contraddistinguono luoghi e comunità, facendo riaffiorare ricordi e valori di un passato che l’autore pare suggerire abbia ancora molto da insegnarci.
Gabriele Gallo, è un giornalista freelance che si occupa di comunicazione e turismo. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul suo libro.
Gabriele Gallo, è un giornalista freelance che si occupa di comunicazione e turismo. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul suo libro.
- Come è nata l’idea di scrivere un libro sulle storie di montagna?
- Nel lavoro di studio e di ricerca che ha anticipato la realizzazione del libro, ti sei imbattuto anche in fatti di cronaca nera che però hai deciso di non raccontare. Una scelta scaturita da quali motivazioni?
- Nei tuoi racconti si intuisce l’importanza di mantenere viva la memoria storica di luoghi in cui la vita non è sempre stata facile, ma dove però erano fortemente radicati i sentimenti di solidarietà e reciprocità. Di quei valori oggi cosa resta e cosa è andato invece perduto?
- Per Catartica Edizioni questo è il secondo libro. Nel 2019 è uscito “Il respiro dell’abbandono” (Collana In Quiete), un romanzo anch’esso legato ai luoghi, ma con uno sguardo rivolto alla società contemporanea. Come nasce il sodalizio con la casa editrice sarda? Avete già in mente qualche altro progetto da realizzare assieme?
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