Cronache di carta: “Ti chiederanno del nostro amore”
Benvenuti a “Cronache di carta”, la rubrica curata da Michela Magliona.
Ben ritrovati! Questa settimana l’attenzione speciale è tutta per Ti chiederanno del nostro amore di Paola Demartini (Autori riuniti). Ve lo dico, è un romanzo che toccherà corde sensibili, i suoi personaggi vi entreranno nel cuore e soffrirete con loro, tiferete per loro fino alla fine. Questo è un libro vero, fatto di personaggi veri, costruiti talmente bene che vengono fuori dalle pagine in modo stupendamente realistico. Parla di una quotidianità in cui possiamo identificarci facilmente, chi in un personaggio, chi in un altro e nel mentre, questi personaggi ci parlano e ci pongono interrogativi a cui è difficile dare risposte. È una storia che racconta di scelte fatte o non fatte, consapevolmente o meno, per mancanza di coraggio o, forse chissà, perché a volte le scelte hanno bisogno di tempo, di eventi straordinari che ci mettono di fronte a noi stessi, costringendoci a restare e impedendoci di scappare. È un libro che parla delle non-scelte che a un certo punto ti chiedono spiegazioni o ti stanno semplicemente a guardare senza bisogno di dire niente, perché tanto ormai è tardi per tornare indietro. Indietro non si torna, se tornassimo indietro probabilmente faremmo gli stessi errori. E comunque, come emerge da un delicatissimo passaggio tra il protagonista – Marco – e una giovane ragazza dallo sguardo stabile, saldo, sicuro nonostante una evidente fragilità fisica, ciò che conta davvero è l’irrevocabilità di cui parla il poeta Rilke: “Se riusciamo a lasciare qualcosa di noi, qualcosa che resta anche dopo che ce ne siamo andati, allora lo siamo. Irrevocabili.”
Ma facciamo un passo in dietro: Marco è un quarantatreenne
inquieto, un lavoro invidiabile, una compagna che si è trasferita a casa sua,
un ragguardevole conto in banca, una Yamaha R1 con la quale può godere, ogni
volta che la cavalca, del piacere adrenalinico della velocità, perché “La
velocità è movimento fisico, ma soprattutto è movimento di pensiero, di
sguardo, di respiro. È consapevolezza dei limiti e accettazione del rischio.
Richiede capacità di controllo, cura del gesto, equilibrio”. Ecco, è
proprio questo il punto: una persona s’illude di aver avuto il controllo della propria
vita, fino a quando capisce che in verità ha lasciato che fosse sempre la vita
a controllare lei e scegliere per lei.
Marco davanti ad un futuro inaspettato, inizia a ripercorrere
il passato con nostalgia, lucidità, rimpianto e all’improvviso è tutto
incredibilmente chiaro “…sono seduto su un aereo – tutti noi lo siamo. Solo
che io sto viaggiando con il biglietto di un altro: non è il mio volo, Giulia.
E sai cosa mi fa davvero incazzare? Che qualcuno, là fuori, ha preso il mio
biglietto. E sta viaggiando sul mio aereo (…). È tutta la vita che aspettiamo
il nostro tempo. E intanto lo perdiamo”. Giulia è sposata, ha tre figli,
una vita fatta di rassicurante quotidianità. Giulia è l’unica donna che forse
Marco ha mai amato veramente ma è il biglietto con il quale qualcun’altro ha
preso il suo volo.
Non solo. Marco ha un altro rimpianto, quello di aver
lasciato andare la sua passione per la scrittura; “Perché le parole – questo
non lo aveva mai dimenticato – sanno ciò che noi ancora non sappiamo. Tornare a
scrivere voleva dire tornare all’origine della distanza dai suoi desideri, nel
punto esatto in cui la sua vita si era strappata, per provare a ricucirla.”
Marco nonostante la paura, affronta con determinazione
la nuova condizione e lo fa in modo meravigliosamente consapevole. Per la prima
volta è lui che sceglie e questo gli restituisce la pace che forse per
l’intera vita è andato cercando, ovunque, ma al di fuori di sé stesso.
Paola Demartini ha uno stile asciutto, fluente,
intenso, emozionante, profondamente vero.
(Michela Magliona)
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