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Juliovernia, tra sogni, finzione e realtà


Cronache di carta


Eccomi tornata con un libro al quale tengo molto e non perché sono legata al suo autore da una profonda amicizia professionale e artistica ma perché, come sempre, mi piace parlare di libri ben scritti e che, al di là del gusto personale, siano in grado di lasciare un segno.

Juliovernia è un insieme di racconti semi-autobiografici con licenza di fantasia, nati da un percorso di scrittura creativa molto speciale, in quanto volta alla pedagogia della memoria. E qui scatta l’educatrice che è in me e il fascino prende piede e mi travolge e m’immergo in una lettura piacevolissima, ironica, fluente e leggera ma mai superficiale, ricca di spunti di riflessione che lasciano un grazioso o faticoso segno (dipende dai casi) nel lettore. È una guida introspettiva su temi universali quali il fallimento, l’amore, il dolore e la rinascita o come si ama chiamarla oggi, resilienza. Ogni racconto termina con esercizi pratici che, se svolti con cura, possono portare ad una consapevole accettazione di limiti e risorse personali, da mettere in campo quando servono, nonché ad una visione più chiara del nostro percorso evolutivo. In pratica è un piccolo manuale quasi-tascabile del sorriso e della consapevolezza in forma ironica e interattiva. Ma non spaventatevi, perché se non avete voglia di tuffarvi in rielaborazioni del passato, potete semplicemente godere di una lettura divertente che vi restituirà certamente il sorriso. Scelgo un passaggio di un racconto che mi piace particolarmente perché il suo messaggio è davvero potente: “Se torni indietro, capisci magari che potevi essere più felice anche in un momento brutto ma non lo sapevi e quindi non vale, perché se uno è felice e non lo sa, a cosa serve? Siamo fatti così: ci vogliono sempre nuove botte, nuove sofferenze, ancora più grandi, per capire chi eravamo e chi siamo. (…) Vediamo sempre in ritardo le puntate della fiction della nostra vita e le capiamo quand’è troppo tardi, perché non c’è mai nessuno che ce le spoilera prima. Anche l’ansia è strana. È fatta così. Non esiste una hit parade dell’ansia. (…) poi però arrivi a un livello d’ansia così alto (ma così alto) che ormai tutte le altre ansie ti sembra un bruscolino.” Interessante vero? Marco ci invita a vivere il presente, facendo tesoro del passato, trovando forza nelle esperienze del passato che ci permettono di superare quelle di oggi. È la formula magica del qui e ora, senza paragonare il dolore del passato a quello di oggi ma solo traendone vantaggio per andare avanti e ancora fare bottino di esperienza che ci servirà per il futuro. E poi guardate, il dolore è necessario all’evoluzione personale di ognuno di noi, perché ci forgia e ci rende umani e anche più felici: non esiste nessuna forma di felicità se non attraversiamo il dolore. È il dolore che rende possibile la felicità e viceversa. Dunque questa piccola opera è un inno al coraggio, alla ricerca costante e instancabile e adulta della nostra capacità di andare oltre e affrontare le difficoltà sorridendo, e come dice Marco: “quando sei triste la vita non ti sorride, perché la vita sorride solo se tu sorridi.” Il sorriso, proseguo io, è la terapia migliore e ha un potere energetico inestimabile.

Ora non aggiungo altro. Vi auguro qualche ora di profondità interiore e assicurato divertimento. Ci sono alcuni racconti che vi faranno davvero sorridere, vi riporteranno indietro nel tempo, ai mitici anni ’80, quando le cose funzionavano per certi versi, molto diversamente da oggi ma non nelle emozioni, quelle no, sono caratteristica indiscussa dell’essere umano e trascendono il tempo.

Buona lettura.

(Michela Magliona)

Juliovernia, Marco Demurtas, Catartica Edizioni.
 

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