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Intervista a Ethan Riot alias Gaetano D'Apolito


Gaetano D’Apolito, alias Ethan Riot, nasce nel 2001 ad Avellino. “1000 motivi per uccidere” è il suo primo romanzo thriller, mandato alle stampe nell’agosto del 2021 da Elison Publishing. Tra le sue pubblicazioni spicca il racconto “Polyphemus” contenuto nella raccolta “Cóntra: Storie brevi di guerra”, edito da Catartica Edizioni nell’agosto del 2022. Ma non solo la scrittura, anche il cinema occupa una parte importante della sua formazione artistica, il suo nome figura infatti tra gli attori protagonisti della serie TV “Pompei-La serie”, ideata dal regista Vincenzo Coccoli della Vulcano Film e finanziata dal comune di Pompei, dove è interamente girata.

1) Ciao Gaetano, grazie per averci incontrato. Quando hai capito che scrivere era la tua passione?

La passione in sé c’è sempre stata, ricordo che anche da bambino mi capitava di abbozzare qualche storiella, ovviamente non avevano né un senso né un ordine precisi, ma la voglia di scrivere è maturata sino ad oggi. È più complicato chiedermi quando ho iniziato a scrivere con l’intenzione di vedere pubblicato un mio libro o un racconto. Ricordo che dai 13 ai 18 anni ho iniziato a sviluppare le idee che avevo in testa, per un progetto in particolare, cercavo sempre di non perdere queste idee e di costruirci attorno una storia, ma solo verso la fine del 2019 ebbi finalmente la determinazione di iniziare a scrivere qualcosa mirando a una pubblicazione, e mi accorsi che grande piacere fosse per me scrivere.

2) Perché hai scelto di pubblicare con lo pseudonimo Ethan Riot e quale significato ha per te?
Inizialmente non volevo usare uno pseudonimo, anche perché fa pensare a un autore che si vuole celare, e non è il mio caso. Tuttavia, specialmente rispetto a ciò che scrivevo, non riuscivo a immaginare di firmarmi Gaetano D’Apolito, così, forse anche un po’ per provare a reinventarmi, ho adottato uno pseudonimo. Che il nome sarebbe stato Ethan era una certezza, mi è sempre piaciuto e sono stato a lungo convinto che fosse il corrispettivo anglosassone di Gaetano, ho anche una zia che mi ha sempre chiamato così... Purtroppo, i due nomi in realtà non hanno nessuna correlazione, ma il desiderio di farmi chiamare Ethan era ormai troppo grande per abbandonarlo, e oggi ci sono persone che mi conoscono con questo nome. A me fa un gran piacere. Documentandomi ho scoperto che il significato di Ethan è “Solido”, “Forte” o anche “Costantante”, “Durevole” etc... mi ci riconosco.
“Riot” significa rivolta, l’accostamento mi piace molto. Suona benissimo. 


 3) “1000 motivi per uccidere” è la tua prima pubblicazione. Un romanzo thriller a cui si sovrappongono elementi tipici di un libro giallo. Puoi affermare che si tratti del tuo genere o tendi piuttosto a sovrapporne di diversi?


In realtà non ho immaginavo che “1000 motivi per uccidere” sarebbe stata la mia prima pubblicazione, non è il primo romanzo che ho scritto, e anche se ci ho lavorato con dedizione, originariamente doveva essere un racconto breve, che poi ha ispirato una serie di racconti e, infine, la stesura di un vero e proprio romanzo. Non credevo di riuscire a portare a termine un thriller/giallo, come lettore è un genere che apprezzo, ma come autore non so se mi ci soffermerò. Il genere nel quale mi vorrei affermare è il fantasy, più nello specifico l’urban fantasy. Il progetto a cui lavoro da tempo è una saga di cui ho già scritto un primo volume. Rimaneggio questo romanzo in continuazione in vista di una sua prossima pubblicazione. 

4) Il tuo racconto “Polyphemus” è stato selezionato nella raccolta “Cóntra: Storie brevi di guerra”. Puoi parlarci di questa esperienza e delle ragioni che ti hanno spinto a partecipare al concorso?

“Polyphemus” è probabilmente, tra i racconti brevi che ho scritto, quello di cui sono più orgoglioso, e sono stato felicissimo che sia stato selezionato per “Cóntra”. Non avevo mai toccato un tema serio come la guerra e mi sono sorpreso del risultato finale. Come scrissi sui miei social in occasione dell’uscita della raccolta, nell’ultimo anno quello della guerra è diventato un tema molto più vicino, e Cóntra ricercava  storie che parlassero di guerra, ma che osannassero la pace. Ho pensato potesse essere qualcosa di bello da lasciare, e credo sia stato così.

5) Da scrittore sarai anche lettore. Cosa ha influenzato maggiormente il tuo stile e qual è il tuo autore o autrice preferita?

Sono ovviamente anche un lettore, ma ammetto di non essere una di quelle persone che in una settimana o anche 1-2 giorni divorano mattoni di libri. Prediligo gli stili dinamici, e ciò ha influenzato la mia scrittura. Uno dei primi autori che abbia mai letto da bambino, e in cui ritrovi questo tipo di scrittura, è stato Dean Koontz, di cui di recentemente sto finalmente leggendo “Il luogo delle ombre”, primo libro della saga di Odd Thomas. Non ho un autore o un’autrice preferita, anche perché faccio letture che spaziano fra generi molto diversi. Negli ultimi anni, ad esempio, ho letto Lovecraft, Emilio SalgariMaurice Leblanc Christopher Moore, di quest’ultimo ho apprezzato e trovato molto divertente “Il vangelo secondo Biff”.

6) Scrittura e cinema sono due forme d’arte e di comunicazione molto diverse tra loro. Cosa ti affascina e stimola maggiormente dell’una e dell’altra?

La scrittura è ciò che mi permette di esprimermi meglio e di usare al massimo la mia individualità e creatività. La recitazione, d’altro canto, rende visibile la mia interpretazione di un personaggio e questo è allo stesso tempo stimolante e divertente. Sono due strade, due sogni, che inseguo parimenti, e nessuno dei due richiede poca fatica. Dopo anni di porte in faccia sono riuscito finalmente a rivestire un ruolo da protagonista sul set di  “Pompei-La serie”, di cui è già disponibile un trailer su YouTube.

7) Il tuo prossimo progetto?
Come ho detto prima, non avrò requie fino a che il mio urban fantasy non troverà una casa editrice che ne curi la pubblicazione. Nel frattempo continuerò a scrivere e a recitare, ma non so dire di preciso cosa farò davvero nell’immediato.

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