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Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender


Cronache di Carta

Questa volta la mia attenzione si concentra su questa bellissima storia che parla d’amore. Non l’amore tra due persone che s’incontrano e s’innamorano vicendevolmente, no. Questa è la storia d’amore per un figlio, anzi, una figlia: il più incondizionato e ancestrale degli amori. È l’odissea che attraversa una famiglia bianca, americana, benestante e borghese, per vedere riconosciuto il diritto imprescindibile ad essere sé stessi. Una famiglia consapevole di possedere molti di quei privilegi che a troppi vengono negati. Una profonda riflessione sulla fortuna o meno di nascere in contesti avvantaggiati rispetto ad altri. Come se il diritto ad essere potesse dipendere da uno qualunque di questi presupposti.

La paura, il terrore e l’amore accompagna e guida una famiglia intera su un percorso impervio e fino a quel momento quasi totalmente inesplorato ma fortunatamente già battuto. Si aprono le porte a un mondo popolato da una comunità numerosa che abbraccia, protegge, consiglia e lotta per il riconoscimento dei propri diritti, che si batte per poter essere visti e riconosciuti nella propria essenza, al di là di un corpo. Quindi un modo nuovo di affrontare la questione, finalmente più umano.

Dovrebbe essere normale poter condividere punti di vista differenti che arricchiscono e invitano alla tolleranza, all’accettazione più profonda delle infinite possibilità di essere al mondo.

È una materia delicata che non voglio affrontare in questo contesto ma voglio invece porre l’accento sulla bellezza e delicatezza con cui l’autrice Carolyn Hays sceglie di parlarne. Qui tutto è amore, anche il dolore e la paura, anche quando ogni certezza sembra vacillare e poi cedere sotto il peso dell’ignoto, la storia trasuda amore. In un colpo solo, l’autrice affronta assunti che vanno al di là dell’argomento in questione, ossia l’essere transgender. Perché alla fine non è un fatto che riguarda il singolo ma l’intera comunità di appartenenza, nonché la politica e la religione. All’improvviso, l’amore e la cura sembrano non essere più sufficienti, non si è più sicuri di niente perché tutto appare come una minaccia e si smette di vivere per poter sopravvivere. E quando si è costretti a non essere sé stessi, si smette di vivere e si diventa invisibili. Ci sono persone che per una vita lottano per uscire dall’invisibilità e ci sono persone che all’improvviso per essere sé stesse, per difendere il proprio modo di essere, per preservare il proprio diritto a scegliere di essere, indossano il mantello dell’invisibilità: “Prima consideravo il conformismo una mancanza di immaginazione, adesso lo vedo come un atto di paura e di autoconservazione. Come una difesa preventiva. Essere anticonformisti era un lusso che non potevamo più permetterci. Ancora oggi non so quando potrei essere chiamata a difendere la mia famiglia, quando potrei aver bisogno di indossare gonna e blazer, il filo di perle lasciatomi dalla nonna, presentando al mondo una versione conformata di me stessa. (…) Volevamo farci vedere di meno e lo facemmo. Sparimmo, cominciammo a esistere sempre meno.”

È incredibile che la scelta di essere sé stessi possa o debba essere un fatto condiviso, ossia essere sé stessi nella versione che il mondo preferisce. Una contraddizione. Un paradosso. “Abbiamo bisogno di stringerci e di farci stringere, non alla cieca, ma pienamente incarnati e accettati in quel corpo. Non vale solo per i trans. Vale per tutti.” 
È un diritto imprescindibile stare al mondo potendo affermare la propria identità, al di là di un corpo. Non è il corpo che fa la persona ma la sua anima “tu sei così equilibrata con un io traboccante. Hai la tua vita interiore, vasta e ricca, la tua percezione precisa del mondo, il tuo modo di vedere e di conoscere te stessa e quel mondo. (…) Tuo padre e io crediamo che tu abbia il diritto inalienabile di ricercare la gioia, che giustamente comprende l’essere vista per chi sei. (…) Questo è amore. Non dimenticarlo. Essere vista per chi sei. Essere conosciuta, adorata a priori. (…) Nel frattempo, ogni giorno, gioisci. Ogni giorno per quanto brutta sia la notizia, inseguiamo la felicità.”

Mi piace concludere con queste belle parole dell’autrice che sono un incoraggiamento a non arrendersi e perseguire la ricerca di sé. A me non resta che invitarvi a questa delicata lettura.

(Michela Magliona)

Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender di Carolyn Hays, ADD editore, 2022

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